10 Dec, 2025 - 16:27

La “famiglia nel bosco”: tra libertà, bambini e un dibattito che divide l’Italia

In collaborazione con
Matilde Fastella
La “famiglia nel bosco”: tra libertà, bambini e un dibattito che divide l’Italia

Negli ultimi mesi è tornata al centro dell’attenzione una storia che sembra uscita da un romanzo contemporaneo: una famiglia anglo-australiana che vive con tre figli piccoli in una casa immersa nei boschi di Palmoli, nel Chietino. Per anni hanno scelto un’esistenza “off-grid”: niente elettricità, niente acqua corrente, nessun servizio tradizionale. Una vita essenziale, a stretto contatto con la natura, con la volontà dichiarata di crescere i bambini nella semplicità.

La vicenda ha però preso una piega drammatica quando i tre piccoli sono stati ricoverati per un’intossicazione da funghi raccolti nel bosco. Quel momento ha innescato l’intervento delle autorità: il tribunale per i minorenni ha disposto l’allontanamento dei figli e la sospensione temporanea della patria potestà. Una decisione che ha subito diviso l’opinione pubblica.

Cosa dicono le istituzioni: le ragioni dell’intervento

Secondo i servizi sociali, l’abitazione non garantiva condizioni minime di sicurezza: mancavano impianti idrici ed elettrici, i servizi igienici erano considerati insufficienti e l’ambiente troppo isolato. A preoccupare il tribunale non è stata solo la questione sanitaria: anche l’istruzione dei minori è risultata inadeguata. Nessuna scuola, poca socialità, contatti ridotti con altri bambini. Per le autorità, il rischio era chiaro: un’infanzia potenzialmente compromessa nelle sue tappe di crescita.

Da qui la decisione: i bambini sono stati inseriti in una struttura protetta. Nathan Trevallion e Catherine Birmingham raccontano un’altra storia: non una rinuncia irresponsabile, ma una scelta consapevole. Volevano per i loro figli un’infanzia libera, immersa nel verde, lontana dal rumore del mondo moderno. Un’educazione alternativa, fatta di autonomia e rispetto per l’ambiente.

Dopo l’intervento del tribunale, hanno accettato una nuova casa un casolare ristrutturato offerto gratuitamente da un privato per dimostrare che la loro filosofia può convivere con standard più sicuri. Hanno anche affermato pubblicamente di non aver mai rifiutato aiuti e di essere pronti a collaborare.

Opinioni a confronto: protezione dei minori o libertà di scelta?

Chi sostiene la linea dura ritiene che i bambini debbano essere protetti anche dalle scelte, pur legittime, degli adulti. Servizi mancanti, isolamento e istruzione incerta rappresentano, secondo questa prospettiva, rischi troppo grandi.

Chi difende la famiglia parla invece di diversità culturale e di libertà. C’è chi vede nel loro stile di vita una forma di ritorno all’essenziale, una critica al consumismo, una ricerca di autenticità. E c’è chi teme che, dietro la tutela dei minori, ci sia un giudizio implicito verso chi non vive secondo le convenzioni.

La proposta di ricomposizione della famiglia: una via di mezzo possibile?

È stata proposta una soluzione “ponte”: un’abitazione rurale ma più sicura, con servizi essenziali e condizioni igieniche adeguate. Una sorta di equilibrio tra natura e garanzie minime. Ora spetterà al tribunale valutare se questa sistemazione potrà favorire il ricongiungimento familiare. Il punto interrogativo resta aperto.

La storia della “famiglia nel bosco” ci costringe a guardare oltre il fatto di cronaca. Ci parla di come definiamo la libertà, di quanto spazio lasciamo ai modelli di vita alternativi e di quale sia il limite tra scelta personale e responsabilità sociale. Non esiste una risposta semplice: dipende da cosa crediamo venga prima. La sicurezza? L’autonomia? La tradizione? La natura? La modernità? È una storia che divide, che affascina e che inquieta. Una storia che ci chiede, senza urlare: fino a che punto è davvero possibile vivere “come si vuole”?

A cura di Matilde Fastella

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