Milionesima puntata della saga Marco Travaglio contro l'Europa.
Il direttore del Fatto Quotidiano, per iniziarla, prende le mosse da un dubbio atroce:
Forse, col titolo del libro Scemi di guerra, ho contribuito a diffondere un tragico equivoco: che, cioè, gli sgovernanti europei terrorizzati dalla pace e arrapati dalla guerra permanente con la Russia siano stupidi
Per Travaglio, lo sarebbero se il loro scopo fosse quello di fare gli interessi degli europei. Invece, a ben vedere, perseguitano solo i loro interessi personali:
Travaglio contro l'Europa: chi sono i veri "scemi di guerra"
E quindi, se i politici fanno i loro interessi, chi sono i veri "scemi di guerra"? Beh, tutti gli europei che li hanno votati!
Fosse per Travaglio, qualche milioncino di europei dovrebbe stare rinchiuso in qualche manicomio:
Gli scemi sono quelli che continuano a votarli e ad appoggiarli, pensando che il pericolo per l'Europa venga da fuori (dagli Usa, dalla Russia, dalla Cina) e non da dentro, anzi dall'alto
ha scritto il direttore del Fatto salvando, per restare in Italia, solamente gli elettori di Lega e Movimento Cinque Stelle, le due formazioni che sono all'opposizione della commissione Von der Leyen.
Se siamo in guerra ibrida, noi paghiamo il riarmo, gli aiuti a Kiev, l'energia più cara, la crisi economica e industriale, i salari più bassi, i tagli ai servizi e allo Stato sociale, ma lorsignori ci guadagnano
Perché i politici ci guadagnano con la guerra
Ma come fanno i politici a guadagnarci da uno stato di guerra?
Per Marco Travaglio, è presto detto:
Governare in stato di guerra, cioè di eccezione, è una pacchia. Netanyahu insegna: finché c'è guerra, c'è speranza. In guerra, i governi non si discutono, non si contestano, non si processano, non possono cadere. Vale tutto: governi tecnici di larghe intese (Italia), governi di minoranza per non far governare la maggioranza (Francia), elezioni rinviate (Ucraina), voto annullato se vince quello sbagliato, con arresto e messa al bando del favorito (Romania), partiti di opposizione aboliti (Ucraina e Moldova), vittoria negata a chi prende più voti (Georgia), parlamenti aggirati (Von der Leyen sul riarmo)...
E insomma: questo sempre nel mondo parallelo di Travaglio, visto che chi governa un Paese in guerra, prima di tutto, rischia la vita ogni istante. E poi, in ordine sparso: in Italia, governa il centrodestra di Giorgia Meloni, non c'è alcuna larga intesa; in Ucraina, finché non c'è una tregua stabile, è evidente che non si può andare a votare sotto le bombe di Putin; in Romania, chi è stato messo al bando è un uomo di Putin che si era avvalso delle interferenze del Cremlino per alterare l'esito del voto violando le garanzie democratiche che richiede quel Paese.
Ma tant'é, Travaglio non sente ragioni: la guerra, soprattutto quella di Putin, è una pacchia per chi la subisce.
Le opposizioni devono smettere di opporsi, se no è disfattismo. Chi critica è un agente ibrido dell'Impero del Male: va isolato e imbavagliato con appositi scudi democratici, incriminato per intelligenza col nemico, indotto a tacere o a cantare nel coro. I giornalisti devono osservare la censura di guerra e passare solo le veline giuste, altrimenti sono accusati di prendere soldi e ordini dal nemico e banditi dai media, dai festival, persino dai teatri privati. In compenso, gli sgovernanti e i loro trombettieri possono fare tutto ciò che vogliono...
E insomma. A Travaglio, sempre a proposito di "scemi", proprio non va giù tutta una serie di cose:
Se perdono consensi, è colpa di Putin e della sua guerra ibrida; se perdono la guerra, tutti dicono che la vincono; se qualcuno gli chiede conto di qualche balla, è un nemico della Patria; se le loro condotte sono contro le leggi o le Costituzioni, non si cambiano le condotte, ma le leggi e le Costituzioni; e se poi la guerra, a furia di inventarsi nemici inesistenti, scoppia davvero, al fronte ci mandano gli altri. Chi sta meglio di loro?
Per la milionesima, è tutto.