09 Dec, 2025 - 19:52

Da Gaza alla Siria, la lunga scia dell’escalation in Medio Oriente mentre il mondo distoglie lo sguardo

Da Gaza alla Siria, la lunga scia dell’escalation in Medio Oriente mentre il mondo distoglie lo sguardo

La tregua a Gaza aveva generato l’aspettativa che la violenza nel territorio potesse finalmente placarsi. Tuttavia, dopo la tregua non si fermano gli attacchi né le vittime. In un quadro più ampio, prosegue anche un’azione militare implacabile che si estende ben oltre la Striscia di Gaza. Le operazioni israeliane continuano in Cisgiordania, Siria e Libano, alimentando un ciclo di instabilità e sofferenza nella regione.

Gaza e Cisgiordania: un assedio che non si arresta

Il cessate il fuoco a Gaza, entrato in vigore il 10 ottobre 2025, ha rallentato ma non fermato la spirale di violenza. Pur avendo consentito un modesto ingresso di aiuti, le condizioni rimangono precarie: l’accesso a cibo, acqua e rifugi sicuri resta limitato e le strutture sanitarie continuano a operare al minimo. L’avanzare dell’inverno peggiora ulteriormente la vita della popolazione, intrappolata in un limbo senza speranze di stabilità.

Anche in Cisgiordania la repressione continua, con demolizioni e spostamenti forzati. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, il numero totale di palestinesi uccisi dalle forze di sicurezza israeliane e dai coloni, dal 7 ottobre 2023, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, ha raggiunto quota 1.001 nel mese di ottobre.

Siria: incursioni e occupazioni oltre il confine

L'8 dicembre 2025 ha segnato il primo anniversario della caduta del regime della dinastia Assad, durato oltre 50 anni. Tuttavia, la Siria resta, però, un paese frammentato.

I raid israeliani hanno varcato i confini siriani con operazioni militari mirate. Secondo i dati dell'Armed Conflict Location and Event Data (ACLED), tra l'8 dicembre 2024 e il 28 novembre 2025 Israele ha lanciato oltre 600 attacchi in tutta la Siria. La maggior parte di questi attacchi si è concentrata nelle zone meridionali.

Israele sostiene di aver inviato truppe nella Siria meridionale dopo il crollo del regime di Assad per garantire la sicurezza dei propri confini e afferma che non permetterà al nuovo governo siriano di schierare forze militari in quell’area. Nonostante l’anno trascorso dall’ingresso delle truppe israeliane, che in alcuni casi hanno oltrepassato la zona cuscinetto delle Nazioni Unite, la presenza israeliana nella regione rimane in vigore.

Netanyahu, durante un intervento ad una conferenza con ambasciatori e capi missione del Ministero degli Esteri il 7 dicembre, ha dichiarato che Israele spera di raggiungere un accordo per la smilitarizzazione della Siria meridionale.

Libano: la frontiera di un’inquietudine permanente

Nonostante un accordo di pace firmato nel novembre 2024, in Libano continuano gli attacchi israeliani quasi quotidiani, con bombardamenti che colpiscono sia obiettivi militari sia aree civili.

Con la mediazione degli Stati Uniti, rappresentanti diplomatici di Israele e Libano si sono riuniti il 3 dicembre per esaminare nuove iniziative di collaborazione economica mirate a favorire la stabilità nel sud del Paese. È stato il primo contatto diretto tra le due nazioni dalla fine del 1993.

Tuttavia, l’influenza militare israeliana rimane capillare e capace di incidere pesantemente sulla vita quotidiana dei libanesi, complicando ogni prospettiva di stabilità.

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