Marco Travaglio ormai è un disco rotto contro l'Europa. Ma oggi ha fatto un piccolo sforzo e, oltre ai soliti insulti rivolti ai politici nostrani e al governo ucraino (oggi arriva a chiamarlo "terrorista"), si è sentito in grado di dare loro anche dei consigli.
Insomma: invece di attendere di essere mangiati dall'Orso russo e/o dall'Aquila americana, meglio scegliere. E quindi dare un calcio nei coglioni a Trump. Perché a Putin, beh, non sia mai! Chi c'è meglio di lui?!
L'ultima di Travaglio: "Bisogna dare un calcio nei coglioni a Trump"
Sarà stata l'Immacolata Concezione che gli avrà fatto venire quest'idea. Ma Travaglio, pur di portarci sotto il dominio della Russia, se ne inventerebbe di ogni. Quella di oggi è dare un bel calcio nel sedere a Donald Trump, all'America e all'Occidente.
Nel nuovo (si fa per dire) mondo dominato dalla legge del più forte, la regola di ogni negoziato dovrebbe essere quella di Pertini: A brigante, brigante e mezzo
Peccato che questa regola, per il direttore del Fatto, valga per il "brigante Trump", non per il "brigante Putin":
Trump ci bullizza? Noi dovremmo essere altrettanto bulli: riprendere a comprare gas russo, aprirci ai mercati Brics, disdettare l'accordo sul 5% di Pil alla Nato, lavorare a un vero esercito europeo (che costerebbe meno delle già eccessive spese militari attuali: altro che riarmo) e chiudere tutte le basi Usa in Italia e nel resto d'Europa
E insomma: il sogno del brigante Putin.
La parola d'ordine di Travaglio: "Rompere con Trump"
E comunque: con gli yankee meglio farla finita. C'è il terzo mondo che ci aspetta a braccia aperte. E, per Travaglio, è stupido attendere anche solo un minuto in più.
Trump?
Bisognerebbe prenderlo in parola e piantarla, anziché seguitarlo a farlo con lui...
Travaglio, del resto, non si capacita:
Gli diciamo no quando dovremmo dirgli sì perché ci conviene: sul piano di pace per l'Ucraina, continuando a finanziare e ad armare un regime terrorista che ci ha fatto saltare i gasdotti Nord Stream con la complicità di Usa e Polonia e fa di tutto per trascinarci nella terza guerra mondiale. E gli diciamo sì quando dovremmo dirgli no perché non ci conviene: abbiamo sostituito il gas russo col Gnl americano che costa il quintuplo; abbiamo subito i dazi Usa al 15% anziché rivolgerci a mercati in espansione che non vedono l'ora di fare affari con noi, tipo Cina, India e gli altri Brics; promettiamo il 5% del Pil alla Nato e compriamo armi Usa per regalarle a Kiev e aiutarla a perdere altri uomini e territori, distruggendo la nostra economia; e - contro lo stesso volere degli Usa - mettiamo a repentaglio l'euro con piani illegali di rapina degli asset russi, che dovremo poi restituire e pagare pure i danni...
Meglio essere coerenti, per il direttore del Fatto. Una volta per tutte: meglio trasferirsi a Mosca.