Gianfranco Fini è tornato sul palco di Atreju dopo 17 anni, l'8 dicembre 2025, accolto da una sala centrale strapiena, tra applausi e molto entusiasmo.
L'ex leader di Alleanza Nazionale ha condiviso il palco con Francesco Rutelli, rivivendo la storica sfida per il Campidoglio del 1993, in un evento che ha segnato la fine della damnatio memoriae dopo la rottura con il centrodestra di Silvio Berlusconi.
L’ex presidente della Camera, colui che ha avuto il merito di riportare la destra al governo del Paese, entrando dalla porta principale, ha esordito definendo il momento "un ritorno a casa, se me lo permettete", suscitando un caloroso consenso da parte della platea di Fratelli d'Italia. In prima fila ad ascoltarlo e applaudirlo anche Arianna Meloni.
L'accoglienza entusiasta non è stata solo un gesto di cortesia, bensì il riflesso di un interesse trasversale per il ritorno di una voce autorevole e moderata in un panorama politico polarizzato, dove Fratelli d'Italia domina ma cerca sponde liberali per ampliare la coalizione e attrarre anche il voto di quei moderati che ancora non si sentono rassicurati da alcuni tratti più radicali del partito.
Fini, visibilmente commosso, ha ricambiato l’accoglienza calorosa con toni conciliatori, lodando Giorgia Meloni per aver saputo ricucire i fili di una comunità dispersa
Fini non ha esitato a confessare il suo rimpianto più grande: aver chiesto e ottenuto lo scioglimento di Alleanza Nazionale nel 2009, un partito che incarnava un forte senso di comunità e radicamento territoriale, sciolto per confluire nel Popolo della Libertà di Berlusconi.
ha scandito tra gli applausi scroscianti, attribuendo proprio a Fratelli d'Italia e alla leadership di Meloni il merito di aver ricostruito quel patrimonio politico perduto, con un radicamento che AN non avrebbe mai immaginato.
Ha poi ripercorso lo strappo del 2010, quando impose condizioni incompatibili con il Pdl – tasse patrimoniali, no al federalismo fiscale estremo – culminato nel famoso "che fai, mi cacci?", ribadendo con fermezza: "Non mi sono mai fatto comandare da nessuno"
Fini ha espresso un endorsement netto al centrodestra attuale, rivelando di aver votato Giorgia Meloni alle ultime politiche e di volerla rivotare, pur mantenendo la sua indipendenza come "uomo libero" che non condivide al 100% ogni posizione.
Ipotesi concrete di un suo ritorno sulle scene politiche nazionali agitano il dibattito: un candidato sindaco di Roma nel 2027, evocato dal confronto con Rutelli a 32 anni dalla loro epica sfida vinta dal secondo, potrebbe rilanciare una destra moderata e istituzionale in Campidoglio, controbilanciando le tensioni urbane post-Gualtieri.
La Capitale, laboratorio eterno della politica italiana, vedrebbe in Fini un profilo esperienziale capace di attrarre ceti medi e liberali, rafforzando la coalizione di governo.
Sul fronte quirinalizio, le speculazioni si infiammano: con la sua presidenza della Camera dal 2008 al 2013, l'ex terzista Fini emerge come figura di garanzia per future elezioni presidenziali, forse nel 2029, in un centrodestra che cerca un profilo alto per succedere a Mattarella.