07 Dec, 2025 - 15:55

Virus influenza aviaria H5N5: primo morto umano negli USA: perché per gli esperti è un campanello d’allarme globale

Virus influenza aviaria H5N5: primo morto umano negli USA: perché per gli esperti è un campanello d’allarme globale

Un nuovo incubo pandemia preoccupa il mondo scientifico: negli Stati Uniti è stato registrato il primo decesso umano causato dal viruso H5N5, una forma di influenza aviaria che di recente ha fatto il salto di specie passando dagli animali all'uomo. 

Il decesso è avvenuto a fine novembre, ma è stato ufficializzato solo nelle ultime ore dall'OMS allarmando il mondo scientifico sui rischi dell'esplosione di una nuova pandemia.

L’influenza aviaria è una famiglia di virus che colpisce principalmente gli uccelli, in particolare il pollame, e solo in casi eccezionali riesce a infettare l’uomo. In questo momento a destare particolare preoccupazione è il ceppo H5N5, la variante del virus che ha infettato il paziente americano.

Il salto di specie di un virus – quando un virus passa da un animale all’uomo – desta sempre preoccuazione nella comunità medico-scientifica perché rappresenta il primo passo di potenziali emergenze sanitarie.

Nelle ultime settimane, il caso del primo decesso umano al mondo causato dal virus H5N5, ha riacceso il dibattito sulla capacità dei virus aviari di mutare e adattarsi progressivamente all’organismo umano. 

Il primo paziente colpito dal virus influenza aviaria H5N5: chi era e come è morto 

Il primo caso umano noto di influenza aviaria A (H5N5) è stato registrato nello Stato di Washington.

La vittima, un adulto con patologie pregresse, deteneva pollame da cortile e uccelli domestici: un contesto ad alto rischio, considerando i numerosi focolai di influenza aviaria presenti negli Stati Uniti.

Si presume che la fonte di contagio più probabile sia stata proprio l’esposizione diretta del paziente al pollame infetto.

Secondo quanto riferito dall’Oms, l'uomo avrebbe iniziato a manifestare i sintomi  tipici dell'influenza – febbre e un peggioramento delle condizioni respiratorie – nella settimana del 25 ottobre.

Il peggiorare delle condizioni con un acutizzarsi dei sintomi respiratori avrebbero reso necessario il ricovero nella prima settimana di novembre. Il decesso è avvenuto il 21 novembre.

La diagnosi è stata confermata attraverso diversi passaggi di laboratorio che hanno confermato la presenza del virus A(H5N5). Le autorità sanitarie statunitensi hanno avviato immediatamente il tracciamento dei contatti, senza individuare nuovi casi.

Allo stato attuale non esistono, quindi, prove di trasmissione da uomo a uomo. 

Virus influenza aviaria H5N5: quali sono i rischi reali di una nuova pandemia? 

La notizia del primo decesso di un paziente a causa del virus influenzale H5N5 ha immediatamente riacceso i timori di una possibile nuova emergenza pandemica.

Tuttavia, secondo l’Oms, il rischio attuale per la salute pubblica globale resta basso, mentre per coloro che lavorano a stretto contatto con animali potenzialmente infetti è classificato come da basso a moderato.

L'elemento cruciale riguarda la trasmissibilità da uomo a uomo che al momento non sembra essere stata accertata. Dalle indagini condotte fino a questo momento dall'OMS e dalle autorità sanitarie statunitensi, infatti, sembrerebbe che il salto di specie, riguardi solo la capacità di passare dagli uccelli all'uomo.

A destare allarme nel mondo scientifico non è tanto l'aggressività del virus H5N5, quanto la sua capacità – comune a tutti i virus influenzali – di evolversi, mutare e ricombinarsi con altri ceppi per acquisire caratteristiche che ne rendano possibile la trasmissibilità inter-umana.

Come ricordato dall’Oms, la natura in continua evoluzione dei virus impone sorveglianza costante e il caso statunitense rappresenta dunque un campanello d’allarme più che una minaccia imminente.

Il caso del paziente statunitense ammalatosi e deceduto dimostra che il salto di specie può verificarsi, soprattutto in contesti rurali dove il contatto ravvicinato con il pollame è frequente.

Perché, se è vero che il rischio immediato è basso, è altrettanto vero che ogni salto di specie rappresenta un’opportunità evolutiva per il virus.

Ed è proprio questo, come sottolineano gli scienziati, a rendere il quadro inquietante: non il singolo caso, ma ciò che potrebbe preluderne il significato biologico.

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