Una figura che è simbolo di un sodalizio musicale. Mogol, l'uomo che ha messo parole indimenticabili alle voci di Lucio Battisti, Mina, Adriano Celentano, Riccardo Cocciante e molti altri interpreti che hanno fatto la storia.
Ama definirsi autore, più che semplice paroliere. I suoi testi hanno assunto vibes cinematografiche, quotidiane, spesso molto intime e anche universali. Lo conosciamo tutti col nome d'arte, ma perché si chiama così?

Mariolina Cannuli (C) insieme a Lucio Battisti (S) e Mogol nel 1971.
Il nome d’arte “Mogol” nasce nel 1959, quando l'artista chiede di iscriversi alla SIAE e di usare uno pseudonimo per la sua attività di autore. Non avendo un’idea precisa, prepara una lista lunghissima (di circa 120 nomi inventati di sana pianta) che invia agli uffici della società, lasciando a loro la scelta definitiva tra quelle proposte.
A selezionare “Mogol” è proprio la SIAE, che individua questo termine tra tutti gli altri, senza che ci fosse un significato particolare o un progetto d’immagine studiato a tavolino.
Lo stesso autore ha raccontato più volte di essere rimasto inizialmente spiazzato, scettico e persino scoraggiato da quel nome, che gli suonava come qualcosa di “cinese” o comunque di esotico, ma che si è rivelato in seguito un marchio inconfondibile, facile da ricordare e che ha effettivamente avuto successo.
In alcune interviste Mogol ha spiegato che quel soprannome gli ricordava il personaggio del generale delle Giovani Marmotte, il capo delle piccole guide nei fumetti Disney con Qui, Quo e Qua (“Il Gran Mogol”). A livello etimologico, la parola “moghul” o “moghol” rimanda ai sovrani di origine mongola e, per estensione, in Occidente è diventata sinonimo di “potente”, “magnate”.
Il vero nome di Mogol è Giulio Rapetti, nato a Milano nel 1936, figlio di Mariano Rapetti, dirigente della Ricordi e autore che firmava i propri testi con lo pseudonimo “Calibi”.
Cresciuto nell'ambiente giusto, Giulio inizia a lavorare giovanissimo nel settore, prima dietro le quinte e poi come autore, fino a diventare il più famoso paroliere italiano, soprattutto grazie al sodalizio con Lucio Battisti durato circa quindici anni.

Mogol e Battisti
Il legame tra la sua vera identità e il nome d’arte si consolida al punto che, nel 2006, un decreto del Ministero dell’Interno autorizza Giulio ad aggiungere ufficialmente “Mogol” al proprio cognome. Perciò si chiama Giulio Rapetti Mogol anche all’anagrafe.
Da anni, ormai, è come se per il pubblico e per lui stesso quel nome sia quasi “più vero” di quello originario, perché racchiude una carriera, uno stile di scrittura e un ruolo unico che ha avuto nella storia della canzone.