05 Dec, 2025 - 12:20

Il manganello di Travaglio contro Fassino: "È un pover'uomo, deve essere cacciato dal Pd"

Il manganello di Travaglio contro Fassino: "È un pover'uomo, deve essere cacciato dal Pd"

Oggi, Marco Travaglio ha deciso di lasciare in pace Zelensky, reo di resistere da quattro anni all'invasore russo, e di dedicarsi a Piero Fassino.

L'ex sindaco di Torino, segretario dei Ds e ministro con i governi D'Alema, d'altronde, ai suoi occhi, si è macchiato di una colpa gravissima: in visita alla Knesset con una delegazione di parlamentari italiani, ha ricordato che Israele è una democrazia. L'unica del Medioriente.

Questo che è un semplice dato di fatto, però, è un'enormità per il direttore del Fatto. Un'enormità insopportabile.

Così, subito ha preso la penna in mano, anzi il manganello, e l'ha punito come si deve, fino a chiamarlo "pover'uomo" e ad auspicarne l'espulsione dal Partito Democratico.

Travaglio contro Fassino, cosa ha scritto contro l'ex sindaco di Torino

L'editoriale di oggi di Marco Travaglio andrebbe ritagliato e conservato nella cartellina "antisemitismo nel Campo largo". E già: perché non è altro che una sfuriata contro un politico di centrosinistra che ha avuto l'ardire di difendere Israele, perché è stato scritto nei giorni in cui si moltiplicano gli episodi di razzismo verso gli ebrei italiani e perché ieri un ddl presentato dal senatore Pd Graziano Delrio per cercare di combattere questo fenomeno odioso è stato bocciato dalla stessa segretaria dem, Elly Schlein.

Insomma: questo è il clima. Ma diciamo che Travaglio ha saputo metterci la ciliegina sulla torta, una torta disgustosa.

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Mentre la Schlein criticava le complicità dei melones col governo sterminatore di Israele e tentava di far dimenticare gli abbracci delle Picierno e degli altri destri del Pd con i lobbisti di Netanyahu, Piero Fassino ne combinava un'altra delle sue: partiva per Tel Aviv coi deputati del gruppo di collaborazione parlamentare con Israele. E dalla Knesset si collegava col sito della Lega accanto ai compagni di viaggio Formentini (Lega) e Orsini (Forza Italia), magnificando la dialettica democratica in Israele anche in questi due anni, senza dire una parola sullo sterminio a Gaza, da lui ritenuto una fatalità causata da Hamas

L'articolo di Travaglio prende piede da una menzogna: Fassino da sempre è schierato molto chiaramente contro il governo Netanyahu. Basta scorrere i suoi social per constatarlo. E poi: sia all'interno del parlamento che nella società civile israeliana in tantissimi si oppongono all'attuale esecutivo. Basti pensare alle manifestazioni delle famiglie degli ostaggi, anche nei giorni più duri della guerra a Gaza. E al dibattito nato all'interno del mondo ebraico attorno all'opportunità di utilizzare la parola "genocidio".

Israele è una democrazia dove c'è una maggioranza e un'opposizione, dove si va a votare regolarmente (il prossimo appuntamento elettorale per eleggere il nuovo premier è nel 2026) e rappresenta una società libera. Cosa che certo non si può dire per i poveri palestinesi costretti a vivere sotto la dittatura di Hamas e per tutti gli altri Paesi di quell'area del mondo, dove vigono delle autocrazie, non delle democrazie liberali.

Perché Travaglio affonda nel burro

Ma tant'è: la lama di Marco Travaglio affonda facilmente contro Fassino perché affonda nel burro di un partito in crisi d'identità, un partito - il Pd - che anziché condannare e combattere senza se e senza ma l'antisemitismo prima ha deciso, con il suo responsabile Esteri, Peppe Provenzano di prendere le distanze dall'ex sindaco di Torino in missione alla Knesset; poi, con il capogruppo in Senato Francesco Boccia, di prendere le distanze dal Ddl Delrio.

E quindi: per il malcapitato Fassino, isolato dai suoi, sono vere e proprie manganellate. Travaglio utilizza tutto ciò che può pur di colpire l'ex segretario dei Ds nonché esponente di "Sinistra per Israele, due popoli due Stati":

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Che deve fare uno del Pd per essere cacciato dal Pd? Sono almeno vent'anni che Fassino fa di tutto, ma non c'è mai riuscito. Ci provò quando chiamò Consorte per la scalata Unipol alla Bnl: Siamo padroni di una banca?, poi la telefonata uscì in campagna elettorale facendo perdere un sacco di voti ai Ds. Quando tenne a battesimo i 5 Stelle stracciando la tessera a Grillo col famoso anatema: Se vuol fare politica, fondi un partito e vediamo quanti voti prende. Quando tirò la volata alla Appendino al posto suo... Quando inventò il Fatto...

Insomma, Travaglio mette in fila delle cose che nulla hanno a che vedere con la posizione politica che da sempre ha Piero Fassino su Israele, l'antisemitismo e la guerra a Gaza.

Il suo obiettivo è stato solo uno: infangarlo, delegittimarlo, bullizzarlo. E, infine, anche insultarlo.

Travaglio chiede l'espulsione dal Pd di Fassino

È il metodo-Travaglio, bellezza. Il direttore del Fatto è una furia cieca contro chi non la pensa come lui: anziché affrontare nel merito le questioni, la mette sul personale infangando il malcapitato di turno.

Così, oggi, le sue manganellate sono toccate a Piero Fassino, di cui invoca l'espulsione dal Pd: il suo editoriale si conclude così:

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Resta da capire che altro debba fare questo pover'uomo per farsi cacciare dal Pd

Ma anche cos'altro deve capitare per far prendere una posizione ai vertici del Campo largo sull'antisemitismo.    

 

 

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