La Brexit torna al centro del dibattito politico ed economico britannico. Il governo laburista guidato da Keir Starmer punta a un “reset” dei rapporti con l’UE, ammettendo i limiti economici dell’accordo post-2020. Tra la necessità di rilanciare la crescita e le tensioni politiche interne, Londra cerca un approccio pragmatico per ricostruire legami commerciali stabili con Europa.
La Brexit torna all'attenzione britannica dopo una breve pausa. Stavolta la discussione però è concentrata in chiave economica. Il governo laburista, sotto la guida di Keir Starmer, indica il desiderio di avvicinarsi all'Unione Europea. La crescita economica del paese preoccupa Londra.
Il governo Starmer finora ha adottato un approccio pragmatico verso la Brexit, puntando a un "reset" dei rapporti con l'UE senza revocare l'uscita del 2020. Non ha infatti modificato le tre "linee rosse" ereditate dai conservatori: no mercato unico, no unione doganale, no libera circolazione. Ha invece posto come priorità la cooperazione su sicurezza, commercio e mobilità.
Secondo gli analisti, un reset dei rapporti tra Regno Unito e Unione Europea potrebbe avere un effetto positivo ma non del tutto decisivo. Assicurare una crescita netta si rivela fondamentale per il governo laburista. Starmer ha trionfato alle elezioni del 2024 con un risultato storico; tuttavia, per effettuare le riforme necessarie e mantenere il potere, la tenuta dell’economia si rivela fondamentale.
Il Partito Laburista, anche sul fronte politico, sembra adottare le posizioni più favorevoli nei confronti dell’UE.
In un discorso al banchetto del sindaco, l’1 dicembre 2025, il premier britannico ha affermato che il paese deve "affrontare la realtà" che l’accordo sulla Brexit ha danneggiato in modo significativo l’economia.
Starmer ha ammesso il fallimento economico della Brexit così com’è stata realizzata. Ha sostenuto, inoltre, un riavvicinamento pragmatico all’UE e ha presentato il governo come impegnato a ricostruire relazioni commerciali stabili con i principali partner mondiali.
I legami commerciali con l’UE sono un punto diverso rispetto a quelli stabiliti con Stati Uniti e India. Starmer dovrà fare i conti con i rivali politici, come Nigel Farage, che ha avvertito i laburisti di non puntare il dito contro la Brexit.
Parallelamente, il “reset” sembra non andare in porto: le parti non hanno trovato un accordo per l'importo che il Regno Unito avrebbe dovuto versare per partecipare al programma SAFE dell’UE.
Il percorso del governo Starmer verso un riavvicinamento economico con l’UE resta complesso, tra le resistenze interne di Farage e Reform UK e la necessità di conciliare i compromessi con la sovranità nazionale. Mentre Londra cerca stabilità commerciale, il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità di tradurre parole in accordi concreti, in un contesto europeo cauto e un'economia britannica che reclama una ripresa.