L'escalation del conflitto in Ucraina continua a generare crescenti timori di un coinvolgimento diretto della NATO e dell'UE, con incidenti come l'abbattimento di droni russi sul territorio polacco che hanno portato Varsavia a invocare l'articolo 4 del Trattato Atlantico, attivando consultazioni d'emergenza e lo schieramento di asset militari alleati sul fianco orientale europeo.
Questo scenario di tensione ibrida, aggravato dalle minacce cibernetiche e dalla competizione USA-Cina, spinge l'Italia a rafforzare le proprie capacità difensive.
In questo contesto, il dibattito nazionale sulla leva volontaria guadagna terreno, con il governo Meloni che mira a incrementare l'organico militare per garantire deterrenza e prontezza operativa, evitando però un ritorno all'obbligo abolito nel 2005.
Le Forze Armate italiane contano complessivamente circa 160 mila militari in servizio attivo, distribuiti tra Esercito, Marina e Aeronautica, secondo i dati più recenti aggiornati al 2024 che riflettono l'organico al 31 dicembre 2023 con lievi incrementi successivi.
L'Esercito rappresenta la componente più numerosa, con circa 95 mila soldati, di cui il 65% sono militari di truppa, il 22% sottufficiali e il 12% ufficiali, più 912 allievi; a questi si aggiungono 5.431 civili, prevalentemente nel settore amministrativo.
La Marina Militare schiera circa 28mila unità, con un impegno quotidiano medio di 4.000 marinai su navi e sommergibili, mentre l'Aeronautica conta 38.564 aviatori, inclusi sottufficiali e graduati.
Il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) 2025-2027 del Ministero della Difesa conferma un modello organico a 160.000 unità, posticipato al 2034 dalla legge 119/2022 e incrementato dal decreto legislativo 185/2023, con l'obiettivo di ulteriori 10.000 ingressi: 3.700 per l'Esercito, 3.250 per la Marina e 3.050 per l'Aeronautica.
Questi arrivi mirano a "ringiovanire" lo strumento militare, potenziando volontari in ferma prefissata e specialisti in domini emergenti come cyber e spazio, mitigando i transiti di personale non idoneo. Non inclusi nel totale i circa 103mila Carabinieri, con ordinamento separato, né Guardia di Finanza e Guardia Costiera.
Nel 2023, l'Esercito ha impegnato quotidianamente 16.300 unità, con 4.686 in missioni estere (2.749 in Europa, 463 in Africa, 1.474 in Asia) e 5.253 in patria per "Strade Sicure", segnando un +19% rispetto al 2022.
La distribuzione geografica evidenzia il Sud come principale bacino di reclutamento (48%, 45.065 unità), mentre le basi sono concentrate al Nord e Centro (73% combinato). Nonostante ciò, fabbisogni minimi dichiarati superano gli attuali: 35.000 per Marina (ideale 39.000) e 38.000 per Aeronautica (ideale 43.500).
Il governo ha fissato spese militari al 2% del Pil nel 2025, con piano di sicurezza nazionale per potenziare la capacità difensiva.
Non si tratta di "naja" obbligatoria, ma di un bacino regionale per mobilitazione rapida in emergenza, integrando militari in congedo, ex guardie e civili qualificati, con addestramenti periodici. Crosetto ha precisato l'assenza di piani per impiegare reclute in combattimento, puntando a una forza polifunzionale utilizzabile anche nel civile.
Matteo Salvini, infine, ha rilanciato una proposta leghista di 6 mesi obbligatori per tutti (ragazzi e ragazze), orientati a protezione civile, soccorso e volontariato, non solo militare.