Dal Pd solo flebili parole di solidarietà e incoraggiamento. In ogni caso, nessuna proveniente dalla segreteria Schlein. Dal Giornale di oggi, invece, un atto di comprensione e una pacca sulle spalle, seppur simbolica.
Stiamo parlando del caso Mogherini, l'ex ministra degli Esteri italiana nonché Alto rappresentante della politica estera Ue finita alla sbarra a Bruxelles per un presunto caso di corruzione, e dell'ambasciatore Stefano Sannino che, tra l'altro, dopo lo scoppio della tempesta mediatica sul caso, ha scelto di dimettersi.
A dar loro conforto, oggi, ci ha pensato Stefano Zurlo, raccontando ai lettori del Giornale come funziona (o meglio, non funziona) la giustizia belga.
Cosa ha scritto l'editorialista del Giornale che la dice davvero lunga sulla situazione che devono affrontare Federica Mogherini, Stefano Sannino e, con loro, il funzionario Cesare Zagretti?
In pratica che, a livello di giustizia, in Italia siamo messi molto meglio rispetto al Belgio. E questo è già tutto dire.
Se da noi, infatti, in attesa della separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, grazie alla riforma Vassalli, già nel 1989 dal sistema inquisitorio siamo passati a un nuovo codice di procedura penale che mette sullo stesso piano accusa e difesa, in Belgio la procedura è rimasta quella accusatoria.
Insomma, qui da noi il sistema si sforza di riconoscere i cittadini innocenti fino a prova contraria. In Belgio, invece, non è proprio così:
ha sottolineato Zurlo.
Per Stefano Zurlo, a proposito di giustizia belga, "c'è da stropicciarsi gli occhi":
Ma perché per il caso Mogherini di mezzo c'è la giustizia belga?
L'indagine sull'ex ministra e Sannino è dell'Eppo, la procura europea istituita nel 2021.
ha spiegato Zurlo. Ed è per questo che a Bruxelles si cade dalla padella alla brace:
ha fatto presente Zurlo
L'editorialista del Giornale, poi, non poteva non ricordare il precedente assai poco edificante per la giustizia belga che pure ha coinvolto pesantemente esponenti politici italiani: il caso del Qatargate:
Eppure, sempre Zurlo ha ricordato che tre parlamentari europei, Andrea Cozzolino ("scaricato alla velocità della luce dal Pd), Marc Tarabella e Eva Kaili, "hanno avuto la carriera distrutta da un'indagine che non è ancora approdata ad alcuna conclusione..."
Insomma: "zero garanzie ma la faccia feroce con gli indagati". Tanto che la parlamentare coinvolta, ha rimarcato Zurlo, Kaili, fu portata in cella, tenuta chiusa per due giorni con la luce sempre accesa, al freddo e senza avere né una coperta in più né degli assorbenti. E, in più, fu tenuta separata dalla sua bambina di due anni e mezzo.
"Paiono sistemi ottocenteschi - ha concluso Zurlo - ma così funzionano le cose nel cuore dell'Europa".