È stata depositata ieri, 3 dicembre 2025, la nuova perizia firmata dalla genetista Denise Albani, incaricata dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, di analizzare - nell'ambito dell'incidente probatorio in corso - il Dna estratto dai margini ungueali di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.
Come anticipato nel report biostatistico inviato alle parti la scorsa settimana, la dottoressa - funzionaria tecnica della polizia scientifica - avrebbe evidenziato una compatibilità "moderatamente forte/forte e moderata" delle tracce esaminate con il profilo biologico di Andrea Sempio "e di tutti i soggetti imparentati con lo stesso per via patrilineare".
Durante il processo d'Appello bis a carico di Alberto Stasi - unico condannato per il delitto -, il Dna in questione era stato definito dal perito Francesco De Stefano "degradato" e quindi "inutilizzabile".
Poi sia il genetista Ugo Ricci, perito della difesa di Stasi, che il professor Carlo Previderè per la Procura di Pavia lo avevano attribuito a Sempio.
La dottoressa Albani ha ora proceduto con una nuova analisi, arrivando alla conclusione che, pur trattandosi di "aplotipi parziali e misti", essi siano compatibili con la linea paterna del nuovo indagato.
In particolare, la presenza del profilo biologico di Sempio sul mignolo destro della vittima risulta da "moderatamente forte" a "forte", con una probabilità che va da 476 a 2.153 volte superiore rispetto all'ipotesi che la traccia provenga da un uomo non imparentato a lui.
Per altri campioni analizzati, come quello rinvenuto sul pollice destro, la compatibilità sarebbe più moderata, ma comunque indicativa di una possibile connessione. Con un appunto:
Che è quello che ben aveva spiegato l'avvocato Giada Bocellari in un'intervista a Tag24.
Resta, come previsto, il nodo sulla modalità di trasferimento della traccia. Scrive sempre la genetista:
Circostanza che rende plausibile una battaglia tra periti quando, il prossimo 18 dicembre, le parti si riuniranno in aula per la discussione.
La difesa di Sempio proverà a dimostrare - anche attraverso una memoria con una lista delle stanze frequentate dal 37enne nella villetta - che il Dna si trovasse su un oggetto toccato dall'indagato e poi dalla vittima.
La Procura, invece, cercherà di portare acqua al suo mulino, con l'intento di provare che Sempio fosse presente sulla scena del crimine.
L'uomo è indagato al momento per omicidio in concorso con ignoti (o con Stasi) e si è sempre dichiarato innocente. Secondo gli inquirenti, contro di lui ci sarebbero diversi indizi.
Oltre al Dna (era l'unico, tra i suoi parenti maschi, a frequentare casa Poggi, in quanto amico del fratello di Chiara), c'è l'impronta digitale repertata sulle scale che portano al seminterrato della villetta, giudicata compatibile con il suo palmo destro.
Ci sono poi alcune telefonate "sospette" fatte nei giorni precedenti al delitto e lo scontrino del parcheggio di Vigevano consegnato nel 2008 per dimostrare di aver trascorso la mattina del delitto fuori Garlasco: secondo la Procura, gli sarebbe stato fornito da altri.
Indizi che, valutati nel loro insieme, potrebbero supportare un rinvio a giudizio. "Se dovesse succedere, sono sicuro che all'udienza preliminare sarebbe prosciolto", ha dichiarato il suo ex difensore, Massimo Lovati.
Sereni anche gli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia e i consulenti Marina Baldi e Armando Palmegiani, che lo assistono.