Non se le sono mandate a dire Carlo Calenda e Alessandro Di Battista, protagonisti ieri di un acceso botta e risposta su X. Al centro dello scontro ci sono le rispettive posizioni su Russia e Ucraina, ma non solo.
Commentando il nuovo smartbook pubblicato da Di Battista, Calenda ha sollevato pubblicamente dubbi sui possibili rapporti dell’ex deputato del Movimento 5 Stelle con il Cremlino, arrivando a ipotizzare “gli estremi per una verifica approfondita da parte degli organi preposti alla sicurezza dello Stato”.
Immediata la replica di Di Battista, che su X ha scritto: “Carletto, quindi stai chiedendo agli ‘organi preposti alla sicurezza dello Stato’ di verificare i miei legami con la Russia perché non ti piace il titolo del mio libro? Fantastico”, affidando poi una ulteriore risposta a un video su Instagram.
Calenda ha poi rincarato la dose con un’altra risposta sarcastica: “Alessandro, vorrei solo sapere se la propaganda ai russi la fai gratis o sei pagato. Trasparenza e onestà, insomma: ti ricorda qualcosa?”.
Prima di rientrare nel merito delle accuse reciproche tra Calenda e Di Battista, conviene però fare un passo indietro e partire proprio dalla pubblicazione dello smartbook digitale “La Russia non è il mio nemico”, edito da Paper First, la casa editrice della società editoriale del Fatto Quotidiano. L’autore è, come detto, Alessandro Di Battista.
Nel saggio, l’ex deputato analizza la diffusione della “russofobia”, descritta come “un sentimento antirusso, spesso del tutto irrazionale”, che a suo avviso sarebbe utilizzato - e anzi alimentato - dalle classi dirigenti europee per “far accettare ai cittadini la più grande operazione di speculazione finanziaria degli ultimi decenni: il piano di riarmo europeo”. Un piano, sostiene Di Battista, destinato ad arricchire “le fabbriche di armi statunitensi e i fondi finanziari USA”.
L’obiettivo dichiarato dell’autore è “dimostrare perché la Russia non rappresenti un nemico per l’Europa, bensì un’opportunità per la crescita e l’indipendenza politica ed economica del Vecchio continente”.
Chiarito l’obiettivo della pubblicazione, appaiono intuibili i motivi dell’attacco di Calenda: il leader di Azione è un convinto sostenitore della causa ucraina, al punto da essersene tatuato sul polso il simbolo della resistenza. È allora interessante ricostruire lo scambio da cui si è originato lo scontro sui social.
Calenda, notoriamente molto attivo su X e solito gestire personalmente il proprio profilo senza mediazione di un social media manager, si inserisce in una conversazione avviata da Massimiliano Coccia, giornalista de Linkiesta e autore, il quale sostiene che il titolo del libro di Di Battista riprenda lo slogan di una campagna — “La Russia non è il mio nemico” — che sarebbe stata ideata dal Servizio informazioni estero del Cremlino.
Nel post compare infatti una foto di una campagna di affissioni promossa dall’associazione SOS Donbass, con sede in Francia, che sul suo sito si presenta come “associazione umanitaria a sostegno delle vittime del conflitto nel Donbass”. Lo slogan è identico: “La Russia non è il mio nemico”. Negli ultimi mesi, l’associazione è stata al centro di indagini da parte delle autorità francesi, culminate con l’arresto di alcuni esponenti accusati di spionaggio a favore di potenze straniere. Secondo l’accusa, l’ONG contribuirebbe infatti alla costruzione di una rete di propaganda russa in Europa.
Il post di Coccia viene ripreso da un altro utente, che mette in evidenza le coincidenze che potrebbero far pensare a una scelta non casuale del titolo. Ed è a quel punto che interviene Calenda.
“Credo occorra chiarire se Di Battista sia legato in qualche modo a società di propaganda russe o ad aziende che fanno business in Russia” scrive il leader di Azione, “considerato anche il fatto che è ospite fisso di numerose trasmissioni televisive e che in passato, come Salvini, ha firmato un accordo di collaborazione formale con Russia Unita a nome dei 5 Stelle”.
Credo che occorra chiarire se Alessandro Di Battista - il cui “libro” riprende il nome della campagna di propaganda del Cremlino in Occidente - sia legato in qualche modo a: società di propaganda russe; aziende che fanno business in Russia; considerato anche il fatto che è ospite… https://t.co/1vnEgg4jd4
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) December 2, 2025
“Leggi e studia”, replica Di Battista allegando il link allo smartbook. Poi, su Instagram, rilancia: torna sul commento di Calenda, difende le ragioni del suo libro e ricorda i dati del Sipri che certificano il record delle vendite di armi nel 2024: