L'emergenza carceri? Non è più un'emergenza. Se le parole hanno ancora un senso, Riccardo Magi, leader di Più Europa, ha spiegato a Tag24.it il motivo per cui non bisognerebbe più utilizzare quel sostantivo davanti alla parola "carceri".
Il perché è presto detto: ormai, le condizioni pietose in cui sono ridotte, il sovraffollamento delle celle, il numero di suicidi, la percentuale di chi torna a delinquere dopo aver scontato una pena, delineano un quadro strutturale che è ingiusto, quindi, definire emergenza.
L'Italia affronta una crisi penitenziaria drammatica, con 62.728 detenuti a fine giugno 2025 contro una capienza regolamentare di 51.276 posti, per un tasso di sovraffollamento del 134,3%.
In 62 istituti supera il 150%, con picchi al 236% come quello registrato a Milano San Vittore femminile.
In più, negli ultimi 12 mesi, i detenuti sono aumentati di 1.248 unità mentre i posti disponibili netti sono calati di 394.
Tutti dati che sono frutto del panpenalismo cui anche l'attuale governo continua ad affidarsi.
Cosa significa? Che si fissano per legge sempre più reati con pene da scontare in carcere, il che inevitabilmente favorisce l'aumento della popolazione detenuta.
Con quale logica lamentarsi, quindi, per i suicidi, gli atti di autolesionismo o le proteste che segnano un sistema al collasso?
Al nostro inviato Francesco Fatone, Magi ha denunciato che nulla di nuovo si tenta per cambiare le cose:
Magi (Più Europa) dice che l'emergenza carceri non è più un'emergenza???? pic.twitter.com/6WVDi6zHjO
— Tag24.it (@Tag24news) December 3, 2025
Il tutto, nonostante il fatto che a luglio scorso lo stesso Magi abbia presentato una proposta di legge per imporre il "numero chiuso" nelle carceri, obbligando a predisporre pene alternative nel momento in cui vengono a mancare i posti sufficienti per tutti nelle case circondariali.
Si tratta di un principio già vigente in altri Paesi europei. Ma il ministro Nordio, oltre che minimizzare la crisi, non fa.
Il governo Meloni punta su edilizia e organico per alleviare le condizioni delle nostre carceri: il piano presentato a luglio 2025 prevede 9.696 nuovi posti in 2-3 anni, frutto di 3.716 ampliamenti e 5.980 ristrutturazioni, per una spesa di 750 milioni di euro.
A questo, si dovrebbero aggiungere circa mille assunzioni di polizia penitenziaria.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa, intanto, ha invocato un decreto per far espiare la fine pena ai domiciliari ai detenuti entro Natale 2025. Ma ha ricevuto critiche anche dall'associazione Antigone, secondo la quale di tratta di un piano irrealistico: il sovraffollamento, anche per quest'ultima organizzazione, è legato alle continue repressioni normative.