03 Dec, 2025 - 14:24

"Omen - L'origine del presagio": trama, come finisce e dov'è stato girato

"Omen - L'origine del presagio": trama, come finisce e dov'è stato girato

L’universo de "Il Presagio" torna a pulsare più dark che mai con "Omen - L’origine del presagio", prequel che si tuffa a bomba nelle origini dell’Anticristo e nei retroscena più torbidi del culto demoniaco che regge l’intera saga.

È il 1971, Roma ribolle di rivolte, contestazioni e atmosfera da anni di piombo, e il film cavalca questo caos con un’estetica vintage saturata di tensione, inquietudine e un tocco gore che non si vergogna di mostrarsi. Diretto da Arkasha Stevenson, il film si muove tra vibes old school e feeling ultramoderno, spingendosi oltre il classico horror religioso grazie alla presenza magnetica di Nell Tiger Free.

Possessioni, profezie e scossoni psicologici incollano allo schermo mentre svelano, tassello dopo tassello, la nascita del male. Con i suoi 120 minuti carichi di visioni e colpi di scena e una Roma che sembra quasi un personaggio a sé, il film ha stregato critica e pubblico, incassando oltre 53 milioni di dollari. Ecco tutto quello che c'è da sapere su trama, cast, dov'è stato girato e come finisce "Omen - L'origine del presagio".

Trama di "Omen - L'origine del presagio"

La storia si apre in una Roma agitata, attraversata da cortei, manifesti politici e ombre di poteri che si muovono in silenzio. Margaret Daino, novizia americana in arrivo per prendere i voti, atterra proprio in questo turbine e viene accolta dal cardinale Lawrence, figura che si presenta bonaria ma che nasconde qualcosa di più oscuro.

La giovane viene mandata all’orfanotrofio Vizzardeli, luogo che ha l’allure di un convento decadente dove ogni corridoio sembra sussurrare presagi. Lì conosce suor Silva, rigida ma composta; Luz, più disinvolta e moderna; e soprattutto Carlita, bambina inquieta che custodisce nel suo silenzio una collezione di visioni macabre.

E come se non bastasse, c’è Anjelica, un’anima fragile e stralunata che sembra sull’orlo di scivolare verso qualcosa di oscuro. Margaret entra subito in sintonia con la piccola Carlita, nonostante l’aura sinistra che la circonda, e proprio questa vicinanza diventa il detonatore di tutto ciò che seguirà.

Una sera, in piena atmosfera pop anni '70, le suore portano Margaret a ballare in discoteca. Luci psichedeliche, musica pulsante, drink sospetti: è qui che la ragazza va in blackout, ignara del rituale satanico che le viene inflitto mentre perde conoscenza. Da quel momento, la sua vita si rovescia.

Compare Padre Brennan, un prete scomunicato: avverte Margaret che, proprio dentro la Chiesa, si nasconde un culto segreto che spinge per far nascere l’Anticristo come soluzione estrema al calo dei fedeli. Una teoria folle? Forse… finché non cominciano le morti sospette, come il suicidio terribile di Anjelica e la fine improvvisa di Paolo, che prima di essere travolto da un camion riesce solo a bisbigliare: "Cerca il marchio".

Margaret inizia ad avere allucinazioni sempre più forti: feti deformi, simboli 666 che compaiono ovunque, ombre di creature che la seguono. Frugando nell’orfanotrofio, trova cartelle e foto spaventose di neonati marchiati, mentre il sospetto che qualcosa sia successo durante la notte in discoteca si fa sempre più insistente.

Il colpo di scena arriva quando Padre Gabriel, inizialmente un alleato, la costringe ad affrontare l’impossibile: Margaret porta il marchio 666 tra i capelli. È stata fecondata dal Demonio durante quel blackout.

Come finisce: gemelli maledetti e Damien nel destino

Da qui tutto accelera come un treno lanciato. Margaret scopre di essere incinta, senza averne memoria, e fugge con Brennan e Gabriel per salvarsi dal culto che ora la considera un semplice mezzo, non una persona. Ma la fuga dura poco: un incidente li ferma, e la setta la cattura per completare il rituale.

All’interno di un luogo isolato, trasformato in una sala operatoria più spaventosa di un incubo, Luz, Silva e lo stesso Lawrence praticano un cesareo forzato. Margaret partorisce due gemelli: un maschio e una femmina. Il bambino viene immediatamente proclamato come il prescelto, l’Anticristo destinato a governare, mentre la bambina viene considerata "superflua", lasciata a Margaret quasi per scherno.

Ma Margaret non si arrende. Riesce a liberarsi, accoltella Lawrence in un momento di ribellione disperata, e solo l’intervento della piccola Carlita impedisce che lei e la neonata finiscano carbonizzate nell’incendio orchestrato dal culto. Il fuoco divampa mentre un urlo infernale - più bestiale che umano - riecheggia sullo sfondo, come una promessa di ritorno.

A distanza di tempo, Margaret vive nascosta con la figlia e con Carlita, in una casa isolata che sembra sospesa fuori dal mondo. Brennan ricompare, malconcio, portando l’ultima rivelazione che incastra tutto: il gemello maschio è stato adottato dal diplomatico Robert Thorn, destinato a diventare il famoso Damien del film originale del 1976. Il cerchio che si chiude.

Location da incubo: dov'è stato girato il film?

L’atmosfera inquietante del film prende forma grazie a un mix abilissimo di location romane e luoghi della Tuscia trasformati in scenari da brividi. Oltre alle strade anni '70 della capitale - tra vicoli di Trastevere, chiese severe e palazzi storici che amplificano il senso di inquietudine - una parte fondamentale delle riprese si svolge nella provincia di Viterbo, dove la produzione trova l’equilibrio perfetto tra spiritualità e decadenza.

Il cuore pulsante di questa scelta è il Duomo di Nepi, utilizzato in larga parte per le sequenze più "sacre" e disturbanti del film. La sua architettura imponente, le navate, l’ombra e i silenzi che sanno di antico lo rendono un set naturale per rituali, apparizioni e rivelazioni shock.

Accanto al Duomo, un’altra perla della Tuscia entra in scena: la chiesa di San Pietro Apostolo, con la sua atmosfera severa che sembra fatta apposta per evocare presagi. Questi spazi sacri si sovrappongono alla Roma ribelle delle contestazioni creando un contrasto potentissimo.

Il risultato è un mosaico visivo che spinge lo spettatore dentro una realtà sospesa tra il sacro e il profano, dove ogni ombra può diventare un segno e ogni navata un presagio.

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