Aprire Shamisen è come accordare il cuore: sotto le dita di Haru - la protagonista - ogni nota vibra non solo nell’aria, ma nello spirito. Siamo nel Giappone del XX secolo, e la sua voce, accompagnata dallo shamisen - la tradizionale liuto a tre corde - percorre strade polverose, villaggi, paesaggi che odorano di pioggia e di leggende.
Ma questo non è un semplice racconto di musica: è un viaggio che sfuma i confini tra reale e mitico, tra dolore e speranza, tra ciò che si vede con gli occhi e ciò che si percepisce con l’anima.
Haru, pur essendo priva della vista, ha un dono raro: ascolta il mondo con un’intensità che pochi possiedono. Cresciuta da un maestro di shamisen che le apre la strada della musica, diventa artista viandante, portatrice di una bellezza antica.
Nel suo peregrinare incontra creature della tradizione - come un kappa - e sfiora il confine tra umano e divino, tra realtà e mito, come se la musica potesse essere porta per mondi invisibili.
Così, in ogni accordo, Haru racconta anche la sua fragilità e la sua forza - la musica diventa resistenza, memoria, gentilezza.

Il pregio di Shamisen è saper unire in equilibrio arte, tradizione, mito e sensibilità. Le pagine non mostrano solo una storia: evocano un’atmosfera - fatta di ombre leggere, passi su terra bagnata, canti nel vento, leggende sussurrate al crepuscolo.
Questo manga non reclama soltanto l’attenzione: la schermaglia con i sensi. È una carezza alla memoria. Un invito a chiudere gli occhi ma ascoltare forte. A sentire che la musica - quella autentica, primitiva - può trasformare il dolore in bellezza, la solitudine in complicità, la paura in coraggio.
Perché ricorda che la musica può essere ponte: tra persone, generazioni, mondi - tra chi vede e chi sente, tra passato e presente.
Perché risveglia il gusto dell’antico: miti, folklore, tradizioni che rischiano di svanire, ma che rinascono sotto le corde di uno shamisen.
Perché insegna che la bellezza non ha bisogno di occhi: ce la dona la musica, l’arte, la voce - al di là delle barriere.
Shamisen non è un manga da leggere e basta. È un libro da sentire, custodire, cantare dentro con la voce dell’anima. È un invito a lasciare che le note sfuggano via, ma lascino un’eco che resti, vibrando, dentro di noi.