Continua a far discutere e a dividere l’intervista rilasciata nei giorni scorsi al Financial Times dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato Militare della Nato, in cui si faceva riferimento a un possibile attacco preventivo alla Russia per fronteggiarne la crescente aggressività.
Le parole di Cavo Dragone hanno inevitabilmente suscitato preoccupazione e sono state oggetto di critiche.
A smontare le interpretazioni più allarmistiche è intervenuto il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa (2008-2011), che ai microfoni di Radio Cusano Campus ha chiarito perché – a suo avviso – le parole di Cavo Dragone siano state fraintese e perché la Nato abbia motivo di valutare un cambio di strategia.
Nel suo intervento nel corso del programma “Battitori Liberi”, condotto da Gianluca Fabi e Savino Balzano, Camporini è stato netto:
Il generale sottolinea come, fino a oggi, la politica di difesa occidentale si sia limitata a una postura essenzialmente passiva:
Secondo Camporini, l’ammiraglio Cavo Dragone ha fatto bene a evidenziare la necessità di un cambio di passo e di strategia da parte della Nato. Una necessità al vaglio dei vertici del Patto Atlantico per rispondere in maniera più efficace alle nuove minacce che l’occidente si trova a fronteggiare.
Un "attacco preventivo" può essere considerato un'"azione difensiva" in quanto finalizzata a scoraggiare ulteriori azioni ostili da parte della Russia.
Cavo Dragone non è il primo – e probabilmente non sarà l’ultimo – a richiamare l’attenzione sulla pressione crescente che Europa e Occidente subiscono da quasi tre anni. Gli episodi elencati dai servizi di intelligence europei sono numerosi:
• droni russi ritenuti responsabili della violazione dello spazio aereo di Polonia e Romania;
• droni non identificati che hanno colpito aeroporti e infrastrutture militari in diversi Paesi europei;
• ripetute interferenze GPS nell’Europa orientale;
• incursioni di aerei e navi militari russe;
• sabotaggi e danneggiamenti a infrastrutture critiche, come il recente caso su una linea ferroviaria in Polonia.
Ha concluso Camporini.
Un quadro che, secondo l’ex capo di Stato Maggiore, giustifica la necessità per la Nato di interrogarsi su una postura più decisa nel dominio cyber e nella risposta agli attacchi ibridi.