02 Dec, 2025 - 15:07

Ultimatum di Trump a Maduro: nessun passo indietro da parte degli Usa, mentre Caracas non si arrende

Ultimatum di Trump a Maduro: nessun passo indietro da parte degli Usa, mentre Caracas non si arrende

Nel cuore del Mar dei Caraibi, le tensioni tra Stati Uniti e Venezuela si intensificano, trasformando un contrasto latente in una partita ad alto rischio geopolitico. L'amministrazione Trump, con il dispiegamento di navi da guerra e attacchi mirati contro imbarcazioni ritenute coinvolte nel narcotraffico, ha elevato la posta in gioco contro il regime di Nicolas Maduro. Questa escalation, culminata in una telefonata diretta tra i due leader, ha posto Caracas di fronte a un ultimatum: dimissioni immediate o ritorsioni crescenti, con implicazioni che potrebbero ridisegnare gli equilibri in America Latina.

La tensione tra Stati Uniti e Venezuela

Le tensioni tra Stati Uniti e Venezuela rischiano di degenerare in un intrigo politico e legale.

L'amministrazione statunitense, sotto la guida di Donald Trump, ha dato il via libera al dispiegamento di navi da guerra e militari nel mese di agosto. Washington ha sostenuto la decisione con la lotta al traffico di droga.

Sono stati effettuati all'inizio di settembre oltre 20 attacchi mortali contro imbarcazioni ritenute coinvolte nel narcotraffico, che hanno ucciso decine di persone.

Per molti, la lotta al narcotraffico era il pretesto per indurre un cambio di regime nel paese sudamericano. A quel punto, gli analisti indicano due possibili strade: la pressione militare o un eventuale intervento.

Il confronto diretto tra Trump e Maduro

Il presidente americano ha confermato, il 30 novembre, che è avvenuta una chiamata con il suo omologo venezuelano, Nicolas Maduro. Secondo quanto riferito dal Miami Herald, Trump ha inviato un "messaggio diretto" a Maduro. Washington ha chiesto al leader venezuelano e ai suoi principali alleati di lasciare immediatamente il paese.

Viene riportato inoltre che sarebbe stato garantito a Maduro, alla moglie e al figlio un passaggio sicuro se avesse accettato di dare le dimissioni immediatamente.

Washington ritiene da tempo il presidente venezuelano e i suoi principali alleati responsabili della guida del Cartel de los Soles. Gli Stati Uniti hanno inoltre messo una ricompensa da 50 milioni di dollari su Maduro, raddoppiando la cifra nei mesi precedenti.

Secondo quanto riportato, Maduro avrebbe rifiutato di dimettersi immediatamente e avrebbe avanzato controproposte, come un'amnistia globale e il mantenimento del controllo delle forze armate pur cedendo il controllo politico. 

Il primo colloquio sarebbe stato mediato da Brasile, Qatar e Turchia.

"Non vogliamo la pace degli schiavi, né vogliamo la pace delle colonie", ha affermato Maduro, smentendo così le voci secondo cui avrebbe ceduto alle richieste degli Stati Uniti.

Mentre le tensioni continuano a crescere, vengono discusse anche le basi politiche della linea di Trump. La sfida di Maduro alle richieste di Washington sembra mettere alla prova la volontà di Trump di mantenere la pressione su Caracas.

Le possibili strategie e le implicazioni geopolitiche

Molti restano scettici su un'ipotesi di azione militare su larga scala. Inoltre, gli attacchi contro le imbarcazioni sono sotto il lento ingrandimento dell’analisi internazionale.

La scelta di Trump sarebbe, da una parte, una dimostrazione che il leader americano intende governare il contesto geopolitico, mandando un forte messaggio alla Russia e alla Cina. Tuttavia, Trump ha rivendicato nei primi periodi del suo secondo mandato di assumere una politica estera isolazionista; quindi un eventuale intervento sarebbe contrario alle sue posizioni iniziali e potrebbe causare un disastro politico.

Quindi, cosa farà? Le scelte sono tre: cercare una de-escalation, aumentare la pressione o seguire una terza via, ovvero il dialogo.

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