In un’epoca in cui la parola “diritti” vibra come un’eco urgente — tra dibattiti che si accavallano, nostalgie che pizzicano il cuore e rinascite silenziose di vecchie battaglie — Gianni Bono e Raffaele Mangano tornano a sfidare la narrativa consueta. Con Donne Fuori ci offrono una lente sul passato che sa di rivendicazione, di promessa, di verità sussurrata con rispetto. Donne Fuori non è soltanto un libro: è un invito a guardare, a ricordare, a sentire.
Milano, 1974. L’Italia si ferma davanti a un referendum che mette in discussione il divorzio, ma anche le regole invisibili della società. In questo tempo sospeso, tre donne camminano tra vicoli e uffici, tra giornali e archivi, intrecciando vite che bruciano di coraggio e libertà.
Giulia Mandelli, con il peso di un matrimonio spezzato sulle spalle, cerca la luce di un destino riscritto.
Maria Grazia Perini, redattrice anticonformista, sfida i tabù, cammina tra convenzioni e desideri con la dignità come scudo.
Angela Giussani, creatrice di un’icona pop, donna che ha infranto barriere invisibili in un mondo editoriale tutto al maschile.
Tre voci diverse, tre storie che si fondono in un coro delicato e potente, un canto di resistenza contro l’oblio, contro una società che vorrebbe cancellarne l’esistenza, i gesti, la memoria.
Donne Fuori on è solo narrativa. È un archivio vivo: fotografie ingiallite, volantini sgualciti, documenti che respirano, inserti che accarezzano le pagine. Perché parlare di una donna non basta: bisogna vederla in faccia, toccarne la vita, riconoscerne l’esistenza.
Raccontare donne reali — con nomi, cicatrici e sogni — è un atto di coraggio. Donne che hanno osato dire “no”, rompere silenzi, sfidare pregiudizi. Donne che hanno inventato libertà nella vita quotidiana, tra il rumore delle città e le convenzioni pesanti come pietre.
Sì, Donne Fuori è un libro che parla di donne, scritto da uomini. E questo paradosso diventa una dichiarazione di responsabilità: preservare la memoria significa assumersi il compito di raccontarla, di illuminare ciò che è stato nascosto, ignorato, dimenticato.
I temi del libro — emancipazione, diritti civili, discriminazione — non appartengono a un passato lontano: risuonano oggi, nelle nostre strade, nelle nostre leggi, nei nostri gesti quotidiani. Leggendolo, ci confrontiamo con la Storia, ma anche con le sue eco che arrivano fino a noi.
Donne Fuori è un invito:
• a riconoscere il contributo silenzioso delle donne, custodi di cambiamenti e di storie spesso invisibili;
• a educarsi alla memoria, a raccontare ancora, a non lasciar cadere le vite nel vuoto dell’oblio;
• a riflettere sui diritti di ieri e di oggi, sulle eredità che ci attraversano, sulle battaglie che continuano.
In un tempo di incertezze, timidezze e derive conservatrici, il libro ricorda che l’emancipazione nasce dalle storie concrete, dai volti, dai nomi, dai gesti quotidiani di resistenza.
Chi conosce Gianni Bono sa che non è un teorico: è un custode di memoria, un narratore che sa “ascoltare” i documenti, le fotografie, le scelte difficili, e trasformarle in narrazione viva. Con Mangano, il suo stile si fa delicato e preciso: rigore da archivista, rispetto per le protagoniste, sensibilità da romanziere.
Non c’è nostalgia sterile, né retorica. C’è verità. La verità che scava, che tocca, che lascia un segno come un sasso gettato nell’acqua: le onde arrivano fino a noi, oggi, a ricordarci chi siamo e chi siamo state.
Donne Fuori non è solo un romanzo storico: è un gesto civile, un piccolo vento di scompiglio.
Conoscere le donne che hanno fatto la differenza — e che spesso nessuno ricorda — significa guardare il futuro con occhi più aperti, più consapevoli. Dare voce al passato, in un Paese che ancora fatica a riconoscere le proprie radici, è già una piccola rivoluzione.