01 Dec, 2025 - 16:25

Askatasuna di nuovo nel mirino: il centrodestra vuole la chiusura, il sindaco difende la cogestione

Askatasuna di nuovo nel mirino: il centrodestra vuole la chiusura, il sindaco difende la cogestione

Si riaccende l’attenzione sul centro sociale Askatasuna di Torino dopo l’assalto alla sede de La Stampa di venerdì scorso, quando un gruppo di persone — 36 finora gli identificati — ha forzato l’ingresso della redazione, distrutto arredi e sparso letame al grido di “giornalista sei il primo della lista”.

L’azione, rivendicata come protesta a favore del popolo palestinese e contro l’espulsione dell’imam torinese Mohamed Shahin, attualmente detenuto nel Cpr di Caltanissetta, ha riaperto il dibattito sul centro sociale di Borgo Vanchiglia.

Gli assalitori identificati, in larga parte giovani e giovanissimi, provengono infatti dall’area dei collettivi studenteschi, in buona parte legata allo storico spazio autogestito.

Sulla vicenda sono intervenuti esponenti di primo piano del centrodestra. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiesto nuovamente la chiusura di Askatasuna, definendolo “una fonte costante di aggressioni e violenza”. Sulla stessa linea il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che in un’intervista a La Stampa ha indicato il centro sociale come “un serio problema per la città di Torino”, aprendo esplicitamente alla possibilità di una sua chiusura.

Lo Russo difende il progetto Askatasuna

Di diverso avviso il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che in un’intervista sempre a La Stampa ha invitato la politica a “evitare semplificazioni”. Lo Russo, in particolare, ha escluso la possibilità di rivedere il percorso di cogestione avviato con Askatasuna, ribadendo la volontà di proseguire sulla strada intrapresa.

Il progetto, approvato dalla giunta comunale nel gennaio 2024, ha riconosciuto l’edificio — un tempo sede dell’Opera Pia Reynero — come “bene comune”, aprendo a una gestione condivisa tra amministrazione e cittadini, previo sgombero degli occupanti. Una scelta che ha diviso l’opinione pubblica, tra chi la considera un modello innovativo di partecipazione civica e chi invece critica il "percorso di legalizzazione” di una realtà ritenuta “eversiva” e responsabile di gravi problemi di ordine pubblico.

“Respingo ogni tentativo di creare un nesso di causa effetto tra un percorso civico, pubblico e trasparente e comportamenti eversivi”, ha affermato Lo Russo, che ha poi rivolto una frecciata al ministro Piantedosi, invitandolo a concentrarsi “sui dati reali della sicurezza” anziché “sulla necessità di trovare sempre nuovi bersagli polemici”.

La storia di Askatasuna

Occupato nel 1996 da una sessantina di militanti, negli anni il centro sociale si è distinto per iniziative culturali, attività sociali, laboratori e pratiche legate al diritto alla casa. Fin dall’inizio, però, non sono mancati momenti di forte tensione con le forze dell’ordine, soprattutto durante le perquisizioni.

A segnare in modo decisivo l’immagine di Askatasuna è stata soprattutto la sua militanza politica nell’area dell’antagonismo torinese, una presenza costante nelle mobilitazioni cittadine e nazionali. Il legame storico con il Movimento No TAV - di cui il centro sociale ha rappresentato per anni un cuore pulsante, soprattutto nelle iniziative più radicali - ha ulteriormente rafforzato l’idea, in parti dell’opinione pubblica, di uno spazio associato a pratiche di “illegalità” e conflitto.

Il ruolo nel movimento No TAV e il processo giudiziario

Il contrasto alla Torino–Lione, con manifestazioni spesso durissime ed episodi di scontro con la polizia, è stato sicuramente uno dei fattori principali che hanno fatto ricadere su Askatasuna accuse pesanti, oggetto anche di procedimento giudiziario. 

Dopo l’avvio delle indagini nel 2019, nel 2022 la Procura di Torino ha rinviato a giudizio 28 militanti legati al centro sociale, arrivando a ipotizzare l’esistenza di una vera e propria “organizzazione criminale”, inizialmente definita come “associazione sovversiva” e poi come “associazione a delinquere”.

L’accusa è poi caduta il 31 marzo 2025, con la sentenza di primo grado, quando i giudici hanno stabilito che “il fatto non sussiste”, pur confermando condanne individuali per 18 imputati per singoli episodi di violenza o resistenza. 


Perché Askatasuna continua a dividere l’opinione pubblica

Nei fatti, la percezione pubblica e mediatica delle attività di Askatasuna continua a essere letta in larga parte come eversiva, alimentando una forte polarizzazione del dibattito. 

I sostenitori del centro sociale sottolineano il ruolo culturale e sociale svolto per la città città, descrivendolo come un modello alternativo di partecipazione dal basso. Chi invece si oppone ad Askatasuna richiama la lunga storia delle sue iniziative di protesta, spesso segnate da tensioni elevate con le forze dell’ordine, dalle manifestazioni cittadine ai cortei del Primo Maggio, dagli scontri nelle università fino alle proteste No TAV.

 

LEGGI ANCHE