01 Dec, 2025 - 13:14

Bilinguismo, tra vantaggi cognitivi e identità plurali: la testimonianza di una studentessa italo-ceca

In collaborazione con
Matilde Fastella
Bilinguismo, tra vantaggi cognitivi e identità plurali: la testimonianza di una studentessa italo-ceca

In Europa, secondo le stime più recenti delle istituzioni educative europee, oltre un terzo dei giovani parla almeno due lingue. Un dato destinato a crescere, spinto dalla mobilità internazionale, dall’aumento dei programmi scolastici bilingui e dal ruolo dell’università come spazio multiculturale. In questo contesto, il bilinguismo non è soltanto una competenza linguistica: è un elemento identitario, un fattore cognitivo ed un'esperienza sociale che plasmano profondamente la vita degli studenti.

Un'infanzia tra due lingue: l’esempio delle classi italo-ceche

Per chi cresce tra due culture, il percorso bilingue inizia presto e spesso in modo inconsapevole. Durante la scuola primaria ho frequentato una classe italo-ceca organizzata con un modello didattico particolare che prende il nome di “CLIL” (Content and Language Integrated Learning): due docenti per ogni disciplina, uno italiano ed uno ceco, che alternano lingua e metodologia durante la stessa lezione. Per noi bambini, l’uso di due lingue non rappresenta un’eccezione, ma la normalità quotidiana.

L’alternanza è talmente naturale che le due lingue finiscono per mescolarsi anche fuori dall’orario scolastico. Un esempio? I bigliettini che ci scambiavamo durante le pause: una frase in ceco, quella dopo in italiano, senza alcuna distinzione emotiva o identitaria. Un codice spontaneo, che oggi riconosco come una delle forme più semplici ma significative di bilinguismo attivo. 

Cosa dice la ricerca: i vantaggi cognitivi misurabili

Negli ultimi vent’anni, numerosi studi hanno analizzato le implicazioni cognitive del bilinguismo. Secondo le principali ricerche nel campo della psicologia linguistica e delle neuroscienze, chi utilizza due lingue in modo abituale tende a sviluppare:

- maggior flessibilità mentale,

- migliore attenzione selettiva,

- capacità di multitasking più sviluppate,

- potenziamento delle funzioni esecutive (controllo degli impulsi, pianificazione, organizzazione).

Questi benefici derivano dal continuo “switch” tra due codici linguistici. Il cervello bilingue deve scegliere in ogni momento quale sistema attivare, quali parole selezionare e quali inibire: un allenamento costante che negli anni rafforza processi cognitivi cruciali per lo studio e per la vita quotidiana.

Alcuni ricercatori hanno paragonato il bilinguismo ad un “personal trainer mentale”, un esercizio che, anche senza sforzo consapevole, tiene attivi e flessibili i circuiti neurali coinvolti nell’attenzione e nella memoria di lavoro.

Due lingue, due registri emotivi: la dimensione identitaria

Oltre ai dati misurabili, il bilinguismo include una componente meno visibile ma decisiva: quella emotiva ed identitaria. Molti bilingui riferiscono di percepirsi leggermente diversi a seconda della lingua usata. Le parole non sono mai neutre: ogni lingua porta con sé un certo ritmo, un certo modo di esprimere sentimenti e pensieri, influenzando persino il modo in cui un individuo vive le proprie emozioni.

Nel mio caso, il ceco evoca precisione, ordine, razionalità. L’italiano richiama spontaneità, musicalità, immediatezza. Non significa “avere due personalità”, ma adattarsi a diversi contesti culturali e affettivi. Alcuni linguisti parlano di identità plurali, un concetto che descrive la capacità di muoversi tra due mondi senza dover scegliere l’uno o l’altro.

Università e società: perché il bilinguismo è una risorsa strategica

Nei campus universitari europei, ed in particolare in quelli italiani, dove il numero di studenti stranieri è in costante crescita, il bilinguismo rappresenta una competenza cruciale. Non solo permette di muoversi con maggiore facilità tra testi accademici e ambienti multiculturali, ma alimenta la capacità di mediazione, la sensibilità verso prospettive diverse e la possibilità di costruire ponti comunicativi nei gruppi di studio internazionali.

Nel mondo del lavoro, inoltre, il bilinguismo è sempre più richiesto. Le aziende cercano figure capaci di gestire comunicazioni interculturali, tradurre non solo parole ma contesti, e comprendere rapidamente dinamiche sociali differenti. Ripensando ai bigliettini metà in ceco e metà in italiano, il bilinguismo appare oggi come un capitale culturale straordinario: una risorsa che non si esaurisce nella padronanza linguistica, ma che forma il modo di pensare e di interpretare la realtà.

In un’epoca caratterizzata da mobilità continua, scambi internazionali e identità fluide, riconoscere il valore del bilinguismo significa investire su una generazione capace di vivere tra culture diverse senza timore, trasformando questa condizione in un punto di forza. Il bilinguismo non è soltanto una competenza: è una prospettiva sul mondo. E come tale, merita di essere raccontata, studiata e valorizzata. 

A cura di Matilde Fastella

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