Ieri, come la stragrande maggioranza dei quotidiani italiani, il Fatto Quotidiano non è andato in edicola per lo sciopero dei giornalisti.
Oggi, quindi, Marco Travaglio doveva recuperare.
Penna tra i denti, subito è tornato in trincea al servizio di Putin ripetendo nel suo editoriale domenicale, per filo e per segno, tutta la propaganda del Cremlino sui casi di corruzione che, essendo una democrazia, in Ucraina sono venuti fuori.
Così, il direttore ormai noto sui social come l'Emilio Fede di Putin, riciccia la favola dei tre porcellini alla corte di Zelensky.
Come a dire: a Kiev c'è un regime corrotto da abbattere. Mentre a Mosca sono tutte rose e fiori.
E quindi: come ci delizia Marco Travagliov questa domenica?
Con un editoriale che significativamente ha intitolato "Tre porcellini più uno". E già, perché anche Zelensky è un porco.
inizia a mitragliare Travaglio: lui, come al solito, già sapeva tutto da tempo. Dal 2021, per la precisione, a seguito di un'inchiesta giornalistica.
Per Travaglio, Zelensky è un porcellino perché non ha tenuto fede ai suoi proclami elettorali: il sistema democratico ucraino non ha fatto emergere i casi di corruzione. E in più Kiev ha mosso guerra a Mosca. Lo sappiamo tutti, no?
Se Vannacci pensasse a una seconda edizione de "Il mondo al contario", potrebbe scriverla a quattro mani con l'Emilio Fede di Putin.
Ma chi sono i porcellini della cricca di Zelensky che Travaglio oggi racconta nella sua favola?
Il primo sarebbe quello che definisce "padrino" di Zelensky, l'oligarca Ihor Kolomoyskyi, "re dei metalli , banchiere, presidente del Dniprio calcio, terzo uomo più ricco d'Ucraina, finanziatore di bande paramilitari nere, proprietario della tv 1+1 che lanciò Zelensky prima di finire ricercato per aver svaligiato la sua stessa banca, fuggire in Israele, tornare in patria e venire arrestato per riciclaggio..."
Gli altri due porcellini sono Mindich e Shefir, i soci con i quali Zelensky nel 2003 ha fondato la casa di produzione Kvartal:
E insomma: a Kiev è tutto un magna magna secondo il tribunale di Mosca e quello di Travaglio. Un monnezzaio dove sguazzano porci contro cui vale la pena tornare subito in trincea.