30 Nov, 2025 - 11:02

Guerra dei cieli tra Usa e Venezuela: Trump chiude lo spazio aereo, Maduro accusa l’impero

Guerra dei cieli tra Usa e Venezuela: Trump chiude lo spazio aereo, Maduro accusa l’impero

L'amministrazione statunitense intensifica la pressione su Maduro con una mossa senza precedenti: il presidente degli Stati Uniti dichiara chiuso lo spazio aereo venezuelano, scatenando una durissima reazione del governo di Caracas.

L'annuncio di Trump

Nella giornata di sabato 29 novembre, il presidente Donald Trump ha annunciato tramite un post su Truth Social la chiusura totale dello spazio aereo sopra e intorno al Venezuela, una decisione che rappresenta una nuova escalation nella campagna di pressione dell'amministrazione americana nei confronti del presidente Nicolas Maduro.

Nel suo messaggio, rivolto "a tutte le compagnie aeree, piloti, spacciatori di droga e trafficanti di esseri umani", Trump ha scritto di considerare "lo spazio aereo sopra e intorno al Venezuela interamente chiuso", senza fornire ulteriori dettagli operativi su come questa dichiarazione verrà concretamente implementata.​

Il contesto della dichiarazione

La decisione arriva dopo mesi di attacchi statunitensi a presunte imbarcazioni di narcotrafficanti nel Mar dei Caraibi e si accompagna a dichiarazioni di Trump secondo cui "molto presto" scatteranno operazioni "via terra" per fermare i narcotrafficanti.

L'amministrazione Trump ha designato il Cartel de los Soles, un presunto gruppo di narcotrafficanti venezuelano, come capo di un'organizzazione terroristica.

Per diversi mesi, le forze statunitensi hanno preso di mira sospetti vascelli di droga nei Caraibi in coincidenza con un accumulo militare nell'area, e Trump ha autorizzato operazioni coperte della CIA in Venezuela.​

Inoltre, l'Autorità dell'Aviazione Federale (FAA) degli Stati Uniti aveva già avvertito le compagnie aeree internazionali di una "situazione potenzialmente pericolosa" nel sorvolare il territorio venezuelano, attribuendo ciò a una "deterioramento della situazione di sicurezza e aumento dell'attività militare" nella nazione sudamericana.​

La risposta furibonda di Caracas

La reazione del governo venezuelano è stata immediata e risoluta. In una nota ufficiale, il Venezuela ha richiesto il rispetto dello spazio aereo e ha dichiarato che non accetterà "ordini o minacce straniere".

Le autorità venezuelane hanno definito il commento di Trump una "minaccia colonialista" e una grave violazione della sovranità del Paese, ricordando che il governo reagirà a ciò che considera un attacco alla sovranità nazionale.​

Al centro della disputa si colloca il concetto di sovranità dello spazio aereo. Secondo il governo venezuelano, il Trattato di Chicago del 1944 e le norme dell'Organizzazione dell'Aviazione Civile Internazionale (OACI) riconoscono che ogni Stato esercita "sovranità esclusiva e assoluta" sull'area aerea che sovrasta il proprio territorio – un principio che Caracas ritiene violato dal tentativo degli Stati Uniti di "interferire, bloccare o condizionare" l'uso dello spazio aereo venezuelano.

Le conseguenze immediate

In risposta alle pressioni americane, il presidente Maduro ha dato ordine di varare un "piano speciale" per il ritorno dei connazionali bloccati all'estero a seguito della sospensione di diversi voli. Il Venezuela ha inoltre revocato i permessi di operazione a sei compagnie aeree internazionali che avevano interrotto i voli verso il Paese in risposta agli avvertimenti della FAA.​

Le trattative dietro le quinte

Secondo il New York Times, Trump e Maduro si sarebbero già sentiti al telefono nel tentativo di organizzare un incontro, anche se al momento tale riunione non è stata ancora confermata ufficialmente. Dalla salita al potere di Maduro, il leader venezuelano non ha mai incontrato un presidente degli Stati Uniti.

La situazione rimane ad altissima tensione, con Washington che continua a esercitare pressione diplomatica e militare sul regime di Maduro, mentre Caracas si oppone fermamente, ribadendo la propria sovranità nazionale e denunciando quella che definisce un'interferenza colonialista negli affari interni del Paese.

 

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