All’Allianz Stadium è bastata una frazione di secondo per trasformare l’entusiasmo in paura. Fino al 30’ della sfida contro il Cagliari, Dušan Vlahović era il solito terminale offensivo instancabile: movimenti profondi, conclusioni velenose, leadership da bomber vero.
Poi, durante un tiro che sembrava innocuo, il muscolo si è “spento”. Una mano immediata all’adduttore sinistro, lo sguardo abbassato e il labiale doloroso che non ha lasciato margini di interpretazione. Lo Stadium è piombato nel silenzio: Vlahović ha chiesto il cambio.
Luciano Spalletti, nel post-gara, ha confermato il timore che tutti avevano intuito: si tratta di una stiratura muscolare. Non un affaticamento, non una semplice precauzione. È un infortunio reale, serio, che richiede prudenza e tempi non brevi. Ora tutto ruota attorno agli esami al J-Medical che stabiliranno la gravità della lesione e, soprattutto, quando la Juventus potrà riavere il suo centravanti titolare.
Al momento non c’è ancora un bollettino ufficiale, ma le sensazioni dello staff e dei medici — stando alle prime indiscrezioni — non sono ottimistiche. Se si confermerà una lesione lieve all’adduttore, Vlahović dovrà comunque restare ai box per circa tre settimane, saltando tutto il mese di dicembre.
Se invece gli esami certificassero una lesione di grado più elevato, lo stop rischierebbe di dilatarsi fino a otto settimane, con un ritorno in campo non prima di fine gennaio o addirittura febbraio.
Uno scenario tutt’altro che secondario: il centravanti potrebbe essere costretto a guardare dalla tribuna match che pesano tantissimo sulla stagione bianconera, dalla Coppa Italia contro l’Udinese fino ai duelli di campionato con Napoli e Bologna, senza dimenticare la Champions contro il Pafos. Il cerchio rosso sul calendario, oggi, è quello di febbraio: Lazio o Inter potrebbero essere le partite del grande ritorno.
Perdere Vlahovic proprio ora significa togliere alla Juventus non solo un finalizzatore, ma un riferimento mentale.
Il serbo era finalmente entrato in una dimensione di maturità e continuità, segnando, facendo salire la squadra, trascinando i compagni. Spalletti lo aveva preservato nelle settimane precedenti per spegnere i campanelli d’allarme legati al sovraccarico muscolare. Non è bastato.
Ora il tecnico dovrà reinventare l’attacco, cercando soluzioni rapide per evitare contraccolpi nella corsa al quarto posto e nelle notti europee. Openda dovrebbero diventare la prima scelta, mentre si aspetta che David riesca a vestire i panni da protagonista. Ma nessuno, inutile girarci intorno, ha l’impatto di Vlahović.
Nelle prossime ore arriverà la diagnosi definitiva, e insieme ad essa il verdetto che può cambiare le ambizioni stagionali della Juventus. Per i tifosi, che hanno visto Vlahović crescere fino a diventare un simbolo, l’attesa è quasi insopportabile. Per Spalletti, queste sono le ore del piano B.
Una cosa è certa: l’infortunio del numero 9 è arrivato nel momento più delicato della stagione. Ora la Juventus si aggrappa alla speranza che l’adduttore abbia graffiato solo superficialmente il suo bomber. Perché senza Vlahović, tutto diventa più in salita.