In una calda estate di fine anni ’80, il tredicenne aspirante tennista Felice Milella (Tiziano Menichelli) viene affidato dal padre Pietro (Giovanni Ludeno) alla responsabilità di Raul Gatti (Pierfrancesco Favino), ex campione di tennis, nella veste di maestro. Raul avrà il compito di preparare sportivamente e accompagnare Felice ai vari tornei in giro per l’Italia. Affrontando un lungo e faticoso viaggio in macchina, tappa dopo tappa, l’allievo e il maestro impareranno a conoscersi, misurandosi coi propri demoni e stringendo un legame che ricorda quello fra padre e figlio.
La prima stesura della sceneggiatura de Il Maestro, il nuovo lungometraggio di Andrea Di Stefano, risale addirittura al 2005. Scritta insieme alla sceneggiatrice Ludovica Rampoldi (in questi giorni al cinema con la sua opera prima da regista Breve Storia d’Amore), l’urgenza emotiva di Di Stefano era quella di raccontare una vicenda personale, rivisitata per il grande pubblico. Ex giocatore di tennis in erba proprio negli anni ’80, il personaggio interpretato da Favino è altresì l’unione di due suoi maestri dell’epoca.
Ma se in un primo momento, agli inizi del 2000, l’idea era quella di girare una commedia amara, la lunga attesa della giusta occasione per portare a termine la pellicola ha trasformato il soggetto in qualcosa di più drammatico, seppur con non pochi momenti godibili di allegra spensieratezza. Ci sono voluti circa vent’anni per l’inizio delle riprese, girate tra Roma, Gaeta, Portonovo, San Benedetto del Tronto e Grottammare. Il film è stato presentato, il 31 agosto 2025, in anteprima e fuori concorso all'82ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e distribuito nelle sale italiane a partire dal 13 novembre 2025.
Sarò sincera, il quarto lungometraggio di Andrea Di Stefano ha fatto breccia nel mio cuore già dai primissimi minuti. In un periodo durante il quale la maggioranza delle pellicole che passano al vaglio del mio giudizio mi lasciano con l’amaro in bocca, risultandomi prive d’emozione, questa mi ha divertita e straziata al tempo stesso, strappandomi lacrime e sorrisi. Il giovanissimo Tiziano Menichelli, al suo primo ruolo protagonista, se nel film non riesce a vincere nessuna partita, con questa prova attoriale ha segnato una vittoria schiacciante.
Sempre straordinario Pierfrancesco Favino, che ho anche avuto il piacere di vedere in sala con la sua gentilezza, simpatia e disponibilità nei riguardi del pubblico, di cui ci tengo a sottolineare la notevole bravura nell’interpretare le fasi sfrenatamente depressive del disturbo bipolare. La fotografia sapiente di Matteo Cocco ha reso la pellicola un bellissimo viaggio nostalgico in un’atmosfera densa di richiami agli anni ’80 e ’90. Unica nota stonata, ahimè, l’interpretazione di Valentina Bellè, che ho trovato poco convincente con una strana pronuncia biascicante. Quest’opera ha la grande capacità di scaldare il cuore di adulti e piccini, spiegando in maniera implicita, ma molto chiara (grazie soprattutto a Favino), cos’è il disturbo bipolare. Per Il Maestro: 4 stelle su 5.