Ciro Esposito non ce l’ha fatta.  Il ragazzo napoletano è morto all’alba di oggi, dopo 50 giorni di agonia. 

“Non si faccia violenza nel nome di Ciro”. E’ l’appello lanciato da Enzo, lo zio del giovane campano, merita di essere rilanciato. “Invitiamo a mantenere la calma – ripete lo zio, poco dopo la morte del ragazzo – non vogliamo altra violenza, ma solo rispetto per il nostro dolore.  Adesso vogliamo riportare Ciro a casa sua il prima possibile – continua – Per noi  è il momento del dolore ma stiamo lavorando per poter accelerare i tempi e ripartire per Napoli”.

Per farlo, però, servono diverse autorizzazioni, visto che c’è un’inchiesta in corso e potrebbe essere richiesta un’autopsia. “Speriamo che almeno su questo ci sia un po’ di pietas umana e ci venga evitato un lungo strazio anche per tornare a casa” commenta Enzo Esposito che non nasconde la sua amarezza: “Mi aspettavo un po’ di vicinanza in queste settimane da parte delle istituzioni, ma non è mai arrivata salvo qualche eccezione come il sindaco di Napoli De Magistris”.

Speriamo  almeno che adesso tutti, istituzioni e media in primis, abbiano rispetto per questo ragazzo che non c’è più e per la sua famiglia. Abbandonata nel momento del bisogno, abbandonata mentre assisteva alla quotidiana battaglia che Ciro ha fatto per 50 giorni al fine di non cedere alla morte.  I giornalisti che organizzeranno speciali sul “tifo violento” solo per lucrare sulla tragica morte di un giovane, così come i politici che su una tragedia come questa partoriranno cervellotiche sparate solo per finire in prima pagina, meriterebbero esclusivamente una cosa: disprezzo.