Prima arriva la Rottamazione quinquies, poi la sospensione delle procedure di riscossione: una sequenza che ha scosso il dibattito fiscale e che, di fatto, segna uno dei cambiamenti più pesanti degli ultimi anni.
È davvero un gesto di apertura verso chi vuole chiudere i conti con il Fisco, oppure l’ennesima misura dettata dall’urgenza di svuotare quella montagna di crediti che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non riesce più a incassare con gli strumenti tradizionali?
La domanda è lecita. Anche perché, quando i debiti arrivano a uno stadio avanzato, AdER può mettere le mani su stipendio, pensione o conto corrente; dall’altra parte, la Manovra decide di alleggerire il carico eliminando interessi, sanzioni e aggio, cercando di riportare un minimo di equilibrio in un sistema ormai sotto pressione.
A leggere i documenti tecnici del MEF e le bozze della Legge di Bilancio 2026, il quadro è chiaro: da un lato lo Stato accelera sulla Rottamazione quinquies per dare ai contribuenti una via d’uscita sostenibile; dall’altro si prepara una stagione più rigida nei confronti degli inadempienti.
Un segnale arriva già dal pubblico impiego: dal 2026, i dipendenti statali con debiti superiori a 5.000 euro rischiano il blocco automatico di una parte dello stipendio, come previsto dalla L. 207/2024.
Mentre da un lato si apre una porta, dall’altro si stringe la soglia dei controlli, con una strategia che prova a bilanciare recupero del gettito e tutela dei contribuenti regolari.
Ma la vera novità della quinquies è un’altra: dalla presentazione della domanda, ogni versamento relativo ai piani di rateazione ordinaria viene sospeso, in attesa del nuovo piano agevolato. Una pausa che permette di prendere fiato mentre si aspetta la ricalibrazione dell’intero debito.
Ciò non significa che pignoramenti e fermi già iscritti spariscono: restano lì, congelati, e tornano pienamente operativi in caso di decadenza. Ma il messaggio politico è evidente: chi vuole rientrare deve farlo ora.
Negli ultimi giorni la domanda ricorrente è sempre la stessa: a chi conviene davvero la Rottamazione quinquies? La verità è che, se la misura sarà approvata, dal prossimo anno riguarderà una platea sorprendentemente ampia.
Parliamo di persone fisiche, professionisti, lavoratori autonomi e imprese che hanno accumulato debiti fiscali poi finiti nelle mani dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Dentro ci finiscono i carichi più comuni - imposte, contributi, accertamenti e controlli automatizzati - purché risultino affidati ad AdER entro il 31 dicembre 2023. Senza questo requisito, niente adesione.
Restano fuori solo i casi più estremi: chi non ha mai dichiarato redditi, chi ha condanne penali collegate al debito e le partite più “pesanti” come aiuti di Stato o sanzioni della Corte dei Conti.
Anche i tributi locali rientrano solo se il Comune decide di aderire, e non tutti lo faranno. Il quadro, insomma, è molto ampio ma non illimitato.
Uno dei punti più discussi riguarda la protezione offerta dalla quinquies. Da qui è nato il caos, perché molti hanno interpretato la misura come una sorta di “scudo totale”. Le cose non stanno esattamente così.
Secondo le analisi di Money.it e PMI, la presentazione della domanda blocca soprattutto gli obblighi di pagamento delle rate ordinarie in corso e impedisce l’iscrizione di nuovi fermi o ipoteche mentre la pratica è in valutazione.
È un modo per evitare che il contribuente venga schiacciato da più versamenti contemporanei mentre aspetta di sapere quanto dovrà pagare davvero. Una sorta di tregua provvisoria, utile ma non definitiva.
Ma attenzione: pignoramenti già in corso non scompaiono, semplicemente restano sospesi. E in caso di decadenza tornano immediatamente operativi.
È un equilibrio sottile, una sorta di “pausa tecnica” che permette di respirare ma non di illudersi.