Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto in Venezuela dal 15 novembre 2024, ha ricevuto ieri la visita dell’ambasciatore d’Italia a Caracas, Giovanni De Vito. Si tratta del secondo incontro consolare dall’inizio della detenzione.
Secondo quanto riferito dal diplomatico, Trentini è apparso “in condizioni di umore migliori” rispetto alla precedente visita. Al momento non sono stati forniti altri dettagli sul colloquio, né informazioni sulle sue condizioni materiali di detenzione.
Nella stessa giornata l’ambasciatore ha incontrato anche Mario Burlò, l’imprenditore italiano attualmente sotto processo a Torino e trattenuto in Venezuela per ragioni non ancora chiarite.
Da 380 giorni Alberto Trentini è detenuto in Venezuela senza che sia mai stato formalizzato alcun capo d’accusa. Il suo arresto risale al 15 novembre 2024, mentre stava viaggiando da Caracas a Guasdualito. Solo due mesi dopo le autorità venezuelane ne avevano confermato la detenzione, senza fornire ulteriori spiegazioni.
Dal momento dell’arresto alla prima visita dell’ambasciatore italiano, avvenuta solo nel settembre scorso, Trentini è rimasto per dieci mesi in isolamento, senza poter avere alcun contatto con le autorità italiane - a cui è stato negato qualsiasi canale diplomatico - e soprattutto alcuna possibilità di comunicare con la famiglia.
È stata proprio la famiglia, nel gennaio 2025, dopo settimane di totale silenzio e assenza di notizie sulla sorte di Alberto, a decidere di rendere pubblica la vicenda.
Solo dieci giorni fa è arrivato l’ultimo e durissimo appello della madre di Alberto, Armanda Colusso, che in una conferenza stampa - tenuta a un anno dall’arresto del figlio - ha accusato il governo di non essersi impegnato a sufficienza.
“Fino ad agosto il nostro governo non aveva avuto alcun contatto con il governo venezuelano”, ha dichiarato, denunciando l’assenza di “un gruppo coeso e motivato di persone” dedicato a perseguire l’obiettivo della liberazione di Alberto.
“Sono stata paziente ed educata, ma ora la pazienza è finita”, ha detto Colusso. “Sono certa che non si è fatto ciò che era necessario e doveroso per ottenere la liberazione di Alberto”. La madre di Trentini ha infatti contestato la linea suggerita dal governo, che avrebbe chiesto alla famiglia di mantenere il silenzio per evitare di aumentare il livello di scontro e compromettere eventuali trattative: una scelta che, ha detto la donna, “non è servita a niente”.
A Bruxelles, intanto, trentanove europarlamentari italiani appartenenti a tutte le forze politiche hanno sottoscritto e diffuso un appello per la liberazione di Trentini. Il documento è rivolto alle autorità venezuelane, affinché venga aperto ogni canale possibile per ottenere il rilascio dell’uomo. L’invito al governo venezuelano è quello a compiere un gesto di “clemenza e apertura” che, scrivono i firmatari, assumerebbe “un significato profondo” nel contesto geopolitico in atto.
Il caso di Alberto Trentini, infatti, si inserisce pienamente nel quadro geopolitico segnato dal conflitto tra Washington e il governo di Nicolás Maduro.
Una tensione che nelle ultime settimane ha raggiunto il suo apice, dopo che gli Stati Uniti hanno iniziato il dispiegamento delle proprie forze navali nelle acque del Mar dei Caraibi, posizionando la USS Gerald R. Ford — la più grande portaerei americana — e dieci caccia F-35 nella vicina Porto Rico.
Dalle elezioni del 2024 e dall’avvio del secondo mandato di Nicolás Maduro – la cui legittimità è contestata dagli Stati Uniti – il governo venezuelano ha intensificato il ricorso alle sparizioni forzate e alle detenzioni arbitrarie di cittadini occidentali, utilizzati come strumenti di pressione diplomatica nei confronti dei governi stranieri.
Un esempio emblematico è la vicenda di Camilo Castro, cittadino francese di 41 anni, detenuto per cinque mesi senza alcuna imputazione formale. La sua storia ricalca in modo quasi identico quella di Alberto Trentini: un arresto senza capi d’accusa e l’assenza totale di assistenza consolare.
La liberazione di Castro, avvenuta il 16 novembre scorso, riaccende ora le speranze anche per il ritorno di Alberto.