Sono state rese note le motivazioni con cui i giudici della Corte dei Conti, lo scorso 29 ottobre, hanno negato il visto di legittimità alla delibera CIPESS che aveva approvato il progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto.
Lo stop aveva provocato una durissima polemica tra governo e giudici contabili, in un breve ma acceso scontro guidato dalla premier Meloni, che aveva parlato di “ennesimo atto di invasione dei giudici nelle scelte del governo e del Parlamento”. Una posizione a cui aveva fatto eco il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che aveva bollato la decisione come politica annunciando l’intenzione di andare avanti.
Nel giro di poche ore, tuttavia, i toni si erano rapidamente abbassati: dopo le accuse iniziali mosse alla Corte, l’Esecutivo aveva fatto marcia indietro prendendo atto della necessità di attendere le motivazioni della decisione. Ora quelle motivazioni sono arrivate e, stando alle dichiarazioni di Palazzo Chigi e del Ministero dei Trasporti, si è già al lavoro per superare i rilievi e proseguire nel percorso verso l’avvio dei lavori e il completamento dell’opera.
Sono tre i motivi alla base della decisione della Corte dei Conti di negare il visto e la registrazione della delibera CIPESS che dava il via libera al Ponte di Messina.
Le prime due motivazioni riguardano la violazione di direttive europee. Nel primo caso, la Corte ha rilevato una violazione della direttiva 92/43/CE sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali.
La violazione è collegata alla “carenza di istruttoria e di motivazione della cosiddetta delibera IROPI”. La delibera IROPI — acronimo di Imperative Reasons of Overriding Public Interest (ragioni imperative di rilevante interesse pubblico) — è l’atto che consente di autorizzare un’opera potenzialmente dannosa per un sito protetto dalla normativa europea in presenza di un interesse pubblico prevalente, adeguatamente dimostrato, e in assenza di alternative.
Secondo la Corte, l’istruttoria presentata sul caso non era sufficientemente completa né adeguatamente motivata, risultando così in contrasto con i requisiti previsti dal diritto europeo.
La seconda normativa europea che, secondo la Corte dei Conti, non è stata rispettata è la direttiva 2014/24/UE, ovvero la direttiva europea sugli appalti pubblici. Si tratta di una norma cruciale, perché stabilisce le regole con cui le amministrazioni possono affidare lavori, servizi o forniture garantendo trasparenza e corretto uso delle risorse pubbliche.
In particolare, l’articolo 72 della direttiva stabilisce quando e come un contratto d’appalto già aggiudicato può essere modificato, prevedendo che eventuali modifiche siano ammesse solo entro limiti molto precisi.
Secondo la Corte, la delibera CIPESS ha invece approvato un Piano economico che, rispetto al project financing del 2003, ha subito modifiche sostanziali sia nel modello di finanziamento sia nell’aggiornamento dei costi. Proprio queste modificazioni, osserva la Corte, avrebbero potuto “attrarre nuovi operatori” e avrebbero dunque imposto l’avvio di una nuova procedura competitiva. Il punto è il più delicato ed è quello su cui si giocherà la vera partita per il futuro del Ponte.
L’ultima motivazione, infine, riguarda la questione dell’Autorità di regolazione dei trasporti. Il CIPESS aveva infatti escluso la necessità di acquisirne il parere in relazione al piano tariffario e alla classificazione della rete, fondamento del piano economico e finanziario. Secondo la Corte, questa mancata acquisizione del parere non è stata supportata da un’adeguata istruttoria.
Il Ministero delle Infrastrutture ha preso atto delle motivazioni, facendo sapere che “tecnici e giuristi lavoreranno per superare tutti i rilievi e dare finalmente all’Italia un ponte unico al mondo per sicurezza, sostenibilità, modernità e utilità”. Sulla stessa linea Palazzo Chigi, che assicura che le motivazioni saranno oggetto di approfondimento da parte del governo e che i punti evidenziati presentano “profili con ampio margine di chiarimento”.
In un post su X, Matteo Salvini ha garantito che i rilievi saranno affrontati e superati “punto su punto”, anche a costo di “prendere qualche mese in più”, riservando infine una leggera stoccata: “Il mio obiettivo è fare, non polemizzare: i miei pensieri me li tengo per me”.
Di tutt’altro avviso Angelo Bonelli, deputato e leader dei Verdi, da sempre in prima linea contro l’opera. Su X, il deputato ha evidenziato come le motivazioni della Corte dei Conti evidenzino “la totale illegittimità del progetto”. “È una vittoria della democrazia e dei cittadini”, ha scritto Bonelli, “hanno ingannato gli italiani”.