21 Nov, 2025 - 20:11

Trump usa Meloni come ariete in Europa: le manovre dietro la telefonata con Merz per il piano di pace in Ucraina

Trump usa Meloni come ariete in Europa: le manovre dietro la telefonata con Merz per il piano di pace in Ucraina

Il comunicato di Palazzo Chigi parla di “primo scambio di valutazioni” sul piano americano per la pace in Ucraina, di “garanzie di sicurezza” e di “approfondimenti necessari”. Tutto molto lineare, diplomatico, scolastico.
Ma nei corridoi si sussurra altro: la telefonata tra Giorgia Meloni e il Cancelliere tedesco Friedrich Merz sarebbe stata tutt’altro che un semplice aggiornamento.

Secondo fonti che seguono le relazioni transatlantiche, il vero tema sarebbe un altro: Donald Trump avrebbe scelto proprio Giorgia Meloni come testa d’ariete per smuovere i leader europei più scettici — a cominciare dalla Germania — sulla nuova proposta di pace. La premier italiana come “pontiere”, certo. Ma anche come “strumento”, dicono i più velenosi. Una mossa che non tutti a Roma avrebbero gradito.

L’America vuole accelerare: e Meloni diventa l’ambasciatrice non ufficiale del piano Trump

Le ricostruzioni interne parlano di un pressing crescente da parte dei consiglieri più vicini al presidente americano. L’obiettivo: chiudere la partita ucraina prima che il nuovo equilibrio globale diventi ingestibile.

La logica americana sarebbe semplice quanto brutale:

  • la Germania tergiversa;
  • la Francia preferisce aspettare;
  • molti paesi dell’Est sono ostili a qualunque concessione;
  • quindi serve un’Europa “mossa da dentro”.

E chi, meglio di una leader conservatrice solida, con buoni rapporti sia con Washington che con Bruxelles, può entrare nelle crepe del fronte europeo?
Ecco perché — racconta un diplomatico con molta esperienza — a Washington “vedono Meloni come l’unica che può bussare alle porte giuste senza far scattare l’allarme”.

In altre parole: Meloni come ariete diplomatica, incaricata di scardinare, o almeno incrinare, le resistenze dei big europei. Un ruolo che può far brillare o bruciare.

Perché la Germania è la vera partita: Merz ascolta, ma non si sbilancia

Il colloquio con Merz non sarebbe stato facile. A Berlino l’idea di allinearsi troppo rapidamente agli Stati Uniti resta indigesta. Merz, raccontano fonti tedesche, ascolta molto ma promette poco.

Nelle sue cerchie circola un sospetto: l’America vuole “sistemare il dossier Ucraina” prima di dover tornare a occuparsi di altre crisi, e rischia di lasciare all’Europa le ricadute—politiche, economiche, energetiche.

E Meloni? In mezzo, a fare da filtro, traduttrice, ambasciatrice non ufficiale del nuovo corso trumpiano.

Da qui la telefonata “interlocutoria”, come si dice quando una conversazione non chiude nulla ma apre tutto.

I timori dentro FdI: “Non possiamo fare da parafulmine dell’America”

La mossa di Trump piace a una parte della destra italiana, che vede negli USA un alleato naturale. Ma in FdI non tutti sono entusiasti. Alcuni temono che l’Italia possa trasformarsi nel parafulmine delle tensioni transatlantiche.

Un deputato molto vicino alla premier, in privato, lo dice chiaramente:
“È un onore essere al centro della diplomazia, ma se le cose vanno male, gli americani hanno l’oceano. Noi abbiamo l’Europa addosso.” La linea ufficiale resta però granitica: l’Italia sostiene ogni percorso che porti a una “pace giusta e duratura”. Traduzione per i maligni: Meloni farà da ponte finché il ponte regge.

Meloni prova a danzare con due giganti

Trump la spinge. Berlino frena. Bruxelles osserva.
E l’Italia? Cerca di muoversi in un corridoio sempre più stretto.Un retroscena di palazzo lo riassume così, con una battuta che gira da giorni nelle anticamere ministeriali: “Meloni sta provando a danzare con due giganti. L’importante è che nessuno dei due decida di cambiare musica.”

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