19 Nov, 2025 - 19:02

La storia di Emanuela Perinetti rompe il silenzio sull’anoressia

La storia di Emanuela Perinetti rompe il silenzio sull’anoressia

Sul palcoscenico acceso della vita, spesso i riflettori illuminano solo ciò che vogliamo mostrare, lasciando dietro ad una tenda le fatiche, i dolori e i silenzi. È dall’ombra che emerge la storia di Emanuela Perinetti, giovane professionista brillante e determinata, che troppo presto ha visto la sua luce spegnersi a causa dell’anoressia.

A raccontare la sua battaglia invisibile è il padre Giorgio (con Michele Pennetti) nel libro “Quello che non ho visto arrivare”, un racconto sincero e commovente che nasce dal bisogno di dare voce a chi soffre in silenzio. 

Giorgio Perinetti, abituato da sempre a gestire pressioni e sfide nei campi da calcio, nel libro si mette a nudo: rivive i giorni pieni di domande, le bugie in cui la malattia si nascondeva e il dolore per non aver saputo cogliere i segnali della figlia.

Un libro del padre Giorgio pieno di domande e di tanto dolore

Il volume - dice Andrea Bianchi Sugarelli, che conosce Perinetti, prima come giornalista poi come collega per averci lavorato a fianco nel Siena e che ha avuto modo di apprezzare Emanuela durante la sua attività nel management sportivo - sottolinea quanto questa testimonianza sia preziosa per rompere il tabù che circonda i disturbi alimentari, soprattutto in una società che spinge i giovani (e in particolare le donne) a rincorrere la perfezione, soffocando la fragilità.

Il messaggio che arriva è chiaro: occorre imparare ad ascoltare davvero, con dolcezza e attenzione, senza giudicare. La storia della giovane Emanuela diventa simbolo di tante battaglie nascoste, e l’appello del babbo Giorgio Perinetti si trasforma in speranza e impegno concreto. Anche solo una vita salvata può essere ciò che resta di bello, quando si sceglie di non restare indifferenti davanti al dolore.

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