L’Ing. Oliviero Giannini, docente di meccanica applicata alle macchine presso l’Università N. Cusano, racconta ai taccuini di Tag24 lo stato di avanzamento dei progetti di ricerca della facoltà di Ingegneria e la multifunzionalità di un laboratorio che nel breve spazio di un anno è divenuto una realtà consolidata e un punto di riferimento imprescindibile per chi, quotidianamente, ci lavora.

Ing. Giannini, partiamo proprio dal centro nevralgico dei vostri progetti di ricerca, il laboratorio.

«Mi fa piacere iniziare proprio da qui perché ci tengo particolarmente a sottolineare che avere, in appena un anno, un laboratorio di caratterizzazione delle misure, chimico, implementato da poco con tutta la parte relativa all’officina meccanica per lo sviluppo di alcuni progetti su veicoli innovativi, rappresenta un’impresa titanica. Questo avanzamento va di pari passo con la didattica, che è legata per natura all’applicazione pratica delle competenze acquisite teoricamente».

Esistono progetti di cui ancora non si può parlare apertamente ma che sono rivolti al futuro, soprattutto al futuro della mobilità e che avranno eco in Italia e in Europa. A quando il primo annuncio?

«Diciamo che a breve dovremmo uscire allo scoperto, al momento c’è più paura della burocrazia italiana che dello stato di avanzamento dei progetti in corso. La cosa che voglio dire è che il lavoro che stiamo conducendo all’interno del laboratorio vedrà presto i nostri studenti protagonisti. Saranno accanto a noi e lavoreranno con noi, sia quelli di Roma che quelli fuori sede».

In questo senso che significato avrà la partecipazione dell’UniCusano all’ESDA 2014, una conferenza internazionale che si tiene a Copenaghen dal 25 al 27 giugno 2014?

«L’ESDA è una delle conferenze più prestigiose in cui si tratta l’ingegneria meccanica ad ampio spettro, dalla parte strutturale a quella controllistica, fino alla fluido-dinamica. Partecipare è importante e l’UniCusano lo farà presentando tre articoli di cui due a carattere scientifico ed uno che abbiamo stilato per essere inseriti nella Track education, quella parte della ricerca dedicata a come si insegna l’ingegneria o, più in generale, le materie scientifiche».

Cosa emerge da quest’ultimo articolo e cosa vi siete prefissati di spiegare?

«In un certo senso noi cerchiamo una sorta di confronto internazionale su come si può integrare didattica e ricerca in un modello online a distanza. La premessa necessaria da fare è la seguente: il modello anglosassone di college sta entrando in crisi anche per i costi elevati che si presentano agli studenti. Laurearsi ad una triennale può significare un esborso anche di 500mila dollari e in quest’ottica l’insegnamento a distanza non solo abbatte i costi ma consente ad un numero di persone sempre maggiore di accedere all’istruzione universitaria. Il punto è che per l’ingegneria non si può prescindere da un insegnamento in presenza e nell’articolo che andiamo a presentare a Copenaghen cerchiamo di illustrare il nostro modello di didattica telematica che prevede, appunto, una parte di erogazione online ed una pratica in presenza».

È vero che nel modello didattico che andrete a presentare sarà illustrata la possibilità concreta di utilizzare le macchine del laboratorio anche online?

«L’investimento fatto sul laboratorio è orientato per intenderlo anche come laboratorio remoto. Lo studente potrà assistere a distanza all’esecuzione delle prove ma avrà successivamente la possibilità di scaricare i dati delle misure e ripetere a casa tutta la parte di post-processing dei dati».