Esistono esordi letterari facili, che scorrono verso il successo come acqua di fiume al mare. Non c’è un motivo preciso ma un’alchimia incalcolabile (e a volte irripetibile) di fattori che si concatenano in modo naturale e piacevole. È quello che sta accadendo col primo romanzo della giovanissima Lorenza Gentile. E’ quello che sta accadendo con “Teo”, la storia di un bambino di otto anni che si confronta con il tema della morte per incontrare il suo supereroe Napoleone Bonaparte, l’unico in grado di aiutarlo a salvare i genitori dal divorzio. Entriamo dentro questa favola moderna attraverso le parole della stessa autrice.

Come hai conosciuto Teo?
Si è presentato da solo, in modo spontaneo. Ho sentito la voce del suo personaggio in modo chiaro e netto fin da subito. Forse anche per questo ho potuto scrivere di getto la sua storia.

La prospettiva di un bimbo ha, anche solo per questione di centimetri, un punto di vista più “basso” ma sembra che in profondità ci sappia andare molto bene…
È proprio così. Un bimbo non ha sovrastrutture e riesce ad entrare nei temi senza timori o ripensamenti. Così, forse, è più facile capire la vita.

Tra i vari mostri che Teo affronta c’è il divorzio. Col divorzio breve alle porte sarà ancora più dura per le nuove generazioni?
Credo di no. Quello che a Teo fa male del divorzio non è la separazione in sé quanto il fatto che nessuno gli dice mai la verità. Che sia lungo o breve, il divorzio deve essere “raccontato” da subito ai più piccoli, magari usando il loro linguaggio.

Perché proprio Napoleone?
Perché per me è la metafora perfetta di uno che ha vinto tutte le sue battaglie. Anche quando la storia lo mette davanti a rovinose cadute, lui le affronta con forza e determinazione.

Stilisticamente che lavoro hai dovuto fare per aprire al lettore una finestra nel mondo di un bambino?
E’ stato un procedimento piuttosto semplice per me. Ho seguito diversi corsi di recitazione per cui ero già abituata a calarmi nei panni di un personaggio.

Sei giovani eppure sei stata molto corteggiata dalle case editrici. La crisi non esiste per il talento?
È imbarazzante rispondere a questa domanda. Posso solo dire che ho sempre creduto in quello che facevo e ci ho sempre provato facendolo leggere a tante persone, agenti letterari e case editrici.

Com’è l’Italia vista da Londra, dove vivi?
E’ un gran circo. Un posto divertentissimo per farci delle vacanze ma ancora profondamente difficile per viverci e farci progetti.

Cosa ha significato avere un trisnonno così stimato come Giovanni Gentile?
A scuola è stato un peso. Ha inventato la maturità e questo non mi ha dato grande popolarità nei confronti dei miei compagni. A parte gli scherzi, è un orgoglio avere un parente così illustre, uno che ha anche inventato la Treccani ed ha agito col suo pensiero nella costruzione del paese.

Dopo un esordio così cosa ti aspetti dai tuoi 26 anni?
Di continuare a scrivere.