11 Nov, 2025 - 13:33

Putin e la mano gonfia, il mainstream riparte con le diagnosi: "Ha il Parkinson o il cancro"

Putin e la mano gonfia, il mainstream riparte con le diagnosi: "Ha il Parkinson o il cancro"

Ci risiamo. Ogni volta che una foto di Vladimir Putin, passata ai raggi X, si presta a qualche speculazione, i giornali mainstream italiani si trasformano in "Medicina 33".

È bastata una foto del leader russo con la mano destra visibilmente più gonfia del solito, durante una riunione al Cremlino, perché un intero esercito di esperti improvvisati di medicina tornasse a dare sfogo alle proprie certezze: “Putin è malato”.

"Putin è malato"

Sotto i riflettori del mainstream, che da tre anni cerca sintomi più della CIA, si apre di nuovo il dibattito accademico tra due scuole di pensiero consolidate. La prima, quella degli “oncologi dell'atlantismo”, sostiene che il presidente russo combatte da anni contro un tumore misterioso.

La seconda, quella dei "neurologi laureati all'università della Nato”, propende più per un'altra diagnosi: Parkinson. Entrambe unite da un solo principio: non serve alcuna prova, basta la suggestione.

Del resto, siamo nel 2025. Le analisi geopolitiche sono diventate diagnosi mediche e i video delle conferenze stampa vengono sezionati più delle autopsie nei telefilm di CSI. La domanda non è più “Cosa ha detto Putin?”, ma “Con che tono lo ha detto, e quante volte ha sbattuto le palpebre?”.

Un nuovo caso clinico da prima pagina

I giornaloni occidentali sembrano aver sviluppato una sorta di dipendenza dalle “condizioni di salute” del leader russo. Da quando le notizie sulla guerra non fanno più clic come nel 2022, il corpo di Putin è diventato la nuova frontiera dell’informazione investigativa. Ogni comparsa pubblica alimenta ipotesi: gonfiore al volto? Segno di cortisone. Andatura rigida? Sicuramente Parkinson. Sorriso accennato? Forse metastasi.

In questa bizzarra dinamica da reality politico, nessuno si chiede perché il numero uno del Cremlino continui a partecipare a incontri, summit, esercitazioni e parate militari, apparentemente instancabile. Forse perché l’incongruenza fra i titoli apocalittici e la realtà non porta visualizzazioni. Meglio gonfiare, se non la mano, almeno la narrazione.

Il mercato dei “Putin fragili”

La malattia di Putin è diventata un piccolo mercato editoriale. Ogni anno, un think tank americano rispolvera un paper su “Putin’s Declining Health” e ogni talk-show europeo arruola un ex cardiologo per analizzare il colore della pelle del leader russo attraverso pixel compressi di un video YouTube. Ogni nuova foto diventa materiale da “indagine clinico-politica”.

C’è chi giura che il gonfiore sia dovuto a un farmaco, chi a un veleno segreto, chi addirittura parla di sosia: il “Putin originale” sarebbe in convalescenza, mentre al Cremlino ne girerebbero tre copie perfette, uno per gli incontri con la Cina, uno per quelli con l’Iran e uno per la passerella militare. A forza di teorie, sembra di sfogliare un romanzo di Le Carré riscritto da uno sceneggiatore di Netflix.

L’eco del ridicolo

Come sempre, le testate che un tempo si vantavano di “verificare le fonti” ora si accontentano di citare “esperti anonimi” e “fonti interne al Cremlino”, rigorosamente non identificabili. L’importante è che la notizia giri, che il pubblico occidentale mantenga viva la favola del tiranno sul punto di crollare. Perché, si sa, il mondo ha sempre bisogno di un cattivo morente da compatire o da odiare.

A Mosca, intanto, nessuno sembra particolarmente turbato. I funzionari ridono delle speculazioni e i media russi replicano con la solita ironia: “Gli americani vedono malattie ovunque, ma non la febbre del loro debito federale”.

 

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