04 Nov, 2025 - 13:05

Tutto il mondo è Paese: il premier spagnolo Sanchez attacca la magistratura "politicizzata"

Tutto il mondo è Paese: il premier spagnolo Sanchez attacca la magistratura "politicizzata"

Tutto il mondo è Paese: lo scontro tra giustizia e politica è sempre attuale, e sempre rischioso per la salute delle democrazie parlamentari. Quanto sta avvenendo intorno alla figura del premier spagnolo Pedro Sánchez è solo l’ultimo capitolo di una saga che, negli stessi giorni, vede l’Italia alle prese con una riforma destinata a cambiare radicalmente la fisionomia della magistratura, segnando il confine tra pubblici ministeri e giudici. 

Il contesto: scandali e tensioni

Pedro Sánchez, premier spagnolo e figura chiave della sinistra europea, sta affrontando una delle crisi più gravi della sua carriera politica: accuse di corruzione che coinvolgono la sua famiglia e i vertici del partito, con conseguenze dirette sulla fiducia nelle istituzioni giudiziarie e nella tenuta democratica della Spagna.​

Nel corso del 2024 e del 2025, una serie di scandali ha sconvolto il governo Sánchez. Il primo grande caso riguarda la moglie del premier, Begoña Gómez, indagata dalla Procura di Madrid per presunto traffico di influenze e corruzione, accusa sollevata dal movimento “Manos Limpias” e collegata a una presunta concessione di fondi pubblici a favore di imprenditori vicini all’IE Africa Center, il think tank diretto dalla Gómez. La vicenda ha scosso l’opinione pubblica, anche se l'inchiesta si è chiusa per insufficienza di prove.​

A partire da giugno 2025, il terremoto giudiziario ha travolto altri membri chiave del PSOE e del governo: il ministro dei Trasporti José Luis Ábalos, l’ex consigliere Koldo García Izaguirre e Santos Cerdán, ex segretario organizzativo del partito. Le accuse, in particolare nel cosiddetto “caso Koldo”, riguardano tangenti e appalti pubblici assegnati nel periodo pandemico. La Guardia Civil ha perquisito la sede del partito in cerca di documenti compromettenti, alimentando la tensione politica e il malcontento tra militanti e cittadini.​

Sánchez e la magistratura: lo scontro

Pedro Sánchez, davanti alla tempesta mediatica e giudiziaria, ha denunciato pubblicamente il rischio di una magistratura politicizzata che, a suo dire, attacca il Partito Socialista attraverso inchieste strumentali e campagne orchestrate dalle destre. “Alcuni giudici fanno politica e non rispettano la legge”, ha affermato Sánchez, alimentando il dibattito sulle garanzie di imparzialità dei tribunali spagnoli. Questa narrazione ha trovato spazio anche tra gli alleati politici, che vedono nella giustizia un campo di battaglia dove destra e sinistra si confrontano, spesso con interessi contrapposti.​

Questa dinamica non è nuova e riecheggia quanto già visto in altri paesi europei. Tuttavia, la gravità e la visibilità delle indagini stanno minando la credibilità del premier, che si era posto come simbolo della lotta contro la corruzione e della difesa dello Stato di diritto. Le riforme giudiziarie proposte dal suo governo, contestate dalla stragrande maggioranza dell’associazionismo giudiziario, sono percepite come un tentativo di contenere lo strapotere delle toghe e di ridisegnare la separazione dei poteri.​

Gli effetti politici e sociali

La crisi della fiducia è profonda: solo il 27% degli spagnoli pretende che Sánchez rimanga al potere. La fragilità del governo si riflette nell’instabilità della maggioranza, nelle tensioni con i partner politici e nella crescita del partito Vox, che cavalca la retorica anti-corruzione e promette una svolta legalitaria.

Nel tentativo di riprendere il controllo, Sánchez ha lanciato un ambizioso piano anticorruzione: agenzia indipendente per l’integrità pubblica, uso di intelligenza artificiale per la lotta ai reati finanziari, controlli patrimoniali ricorrenti e inasprimento delle sanzioni. Ma l’opinione pubblica resta divisa, e il consenso politico si erode.​

Il dilemma della democrazia spagnola

La vicenda Sánchez è un potente riflesso della fragilità delle democrazie moderne: tra accuse incrociate, riforme contestate e crisi nei rapporti tra politica e giustizia, risuona il proverbio “Tutto il mondo è Paese”. La Spagna vive un momento storico in cui le garanzie costituzionali sono sotto pressione, tra la richiesta – legittima – di trasparenza e la necessità di difendere il principio di indipendenza della magistratura.

In attesa degli sviluppi giudiziari, resta il dubbio che attraversa ogni istituzione democratica: come garantire giustizia senza sconfinare nella politica, e come difendere la fede pubblica quando persino chi predica integrità viene travolto dalle stesse pratiche che aveva promesso di sconfiggere.

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