In questi anni, il problema dell’età pensionistica in Italia ha generato molti dibattiti in ambito politico e sociale. L’età pensionabile in Italia continua a crescere e, con essa, anche la frustrazione di tantissimi lavoratori che vedono questo traguardo sempre più lontano, nonostante i sacrifici di una vita. Molti politici hanno promesso una riduzione dell’età pensionabile durante le loro campagne elettorali, promesse però come sempre non mantenute.
Il sistema pensionistico italiano è diventato sempre più rigido e lontano dai veri bisogni delle persone. Al contrario di ciò che sarebbe dovuto accadere, ogni riforma adottata dai nostri governi ha finito per aumentare l'età a dismisura portandola oggi a 67 anni, con l’aspettativa che possa crescere ancora di più.
Ci sono muratori, infermieri, operai, insegnanti e tanti altri lavoratori che, dopo tanti anni di servizio, non vedono l’ora di smettere, ma non possono. E mentre tutti parlano di “sostenibilità del sistema” nessuno parla della stanchezza fisica e psicologica delle persone. Ogni anno che passa, la distanza dal meritato riposo cresce sempre di più, aumentando solo la delusione e la rabbia.
Per comprendere il malessere delle persone oggi, dobbiamo tornare al 2011, quando fu introdotta nel nostro paese la legge Fornero.
Una legge nata durante il governo di Mario Monti in un periodo di crisi economica, che aveva come obiettivo quello di salvare i conti pubblici. Ma quella legge ha solo lasciato una grande ferita nel paese. L’età pensionabile venne innalzata bruscamente, senza distinguere chi svolge lavori pesanti fisicamente e chi no. Molti si sono ritrovati a svolgere 5, 10 anni di lavoro o anche più, solo perché nati nel periodo sbagliato.
Quando nel 2018 Matteo Salvini entrò al governo, fece della lotta a questa legge il suo cavallo di battaglia. Prometteva di cancellarla, di restituire la dignità ai lavoratori, promettendo a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età.
Ma nei fatti, nulla è cambiato. La legge non è stata abolita, ma solo aggirata con soluzioni temporanee che hanno coinvolto poche categorie e sono durate pochissimo. La verità è che le promesse servono per vincere le elezioni, non per essere mantenute. E nel frattempo, mentre le persone fanno sempre più fatica ad andare a lavoro in età avanzata, la politica continua a perdersi nei suoi slogan.
Il futuro delle pensioni italiane resta un grande punto interrogativo. I giovani di oggi non sanno se mai potranno andare in pensione, e ogni anno che passa sembra confermare sempre la stessa verità: in Italia lavorare non basta più per vivere, serve solo per resistere. Non bisogna più pensare che la pensione sia un privilegio, deve essere un diritto umano e sociale. Un paese che non sa dire “hai fatto abbastanza” e un paese che dimentica il valore delle persone.
A cura di Maria Scozzafava