E ora? Ora che la Corte dei Conti ha detto no al Ponte sullo Stretto di Messina, il sogno di collegare la Sicilia al Continente, il sogno che ingegneri e progettisti inseguono fin dall'unità italiana, finisce davvero?
La risposta è no. Il governo, in attesa di leggere le motivazioni ufficiali della Corte, già questa mattina si è riunito per studiare la contromossa più efficace al fine di aprire finalmente i cantieri.
E il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si è sentito già di annunciare la nuova data di inizio lavori: febbraio 2026.
Del resto, una via da seguire, in realtà, era già prevista dalla normativa.
E insomma, le cose stanno così: la Corte dei Conti ieri ha negato il visto di legittimità alla delibera del Cipess che autorizzava il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, bloccando di fatto l'iter per l'opera da 13,5 miliardi di euro.
Ma il suo niet, in realtà, è bypassabile.
In questo caso, infatti, il parere della Corte dei Conti non è vincolante. Il governo può decidere di andare avanti lo stesso assumendosi la responsabilità politica di ignorare il parere delle toghe contabili.
La stessa Corte ha spiegato che l'amministrazione interessata, in questo caso il ministero delle Infrastrutture, può chiedere un'apposita deliberazione da parte del Consiglio dei ministri.
A quel punto, il governo pur prendendo atto della mancata registrazione, può addurre come motivazione gli interessi pubblici superiori e ritenere che il progetto debba avere comunque corso.
La Corte dei conti registra l'atto con riserva declinando la responsabilità politica al governo e inserendo il documento nell'elenco degli atti registrati con riserva che invia al parlamento ogni anno.
Insomma: calma e sangue freddo.
Il governo Meloni ha reagito con fermezza alla bocciatura della Corte dei Conti, definendola una “invasione intollerabile” da parte della magistratura contabile e annunciando l'intenzione di proseguire con il progetto.
Certo, l'inizio della campagna referendaria per la riforma della magistratura non aiuta. I toni sono stati drammatizzati da Palazzo Chigi per rendere lo scontro con i giudici ancora più evidente agli occhi degli elettori.
Ma tant'è: oggi stesso, Giorgia Meloni ha convocato una riunione d'urgenza a Palazzo Chigi alla quale hanno partecipato il ministro delle Infrastrutture Salvini e altri componenti del governo per definire la strategia da adottare.
E il piano che sembra essere scaturito è proprio quello che indica la normale procedura: tornare in Consiglio dei ministri, approvare nuovamente la delibera, segnalare il progetto come di interesse pubblico superiore, e poi riferire in parlamento per assumersi la responsabilità politica della scelta.
Del resto, Salvini ha ribadito che il ponte è fondamentale per lo sviluppo del Sud Italia e per la creazione di migliaia di posti di lavoro. Ha assicurato che i lavori partiranno comunque, anche se, naturalmente, con ritardo rispetto alle previsioni iniziali.
La nuova data di inizio lavori, Salvini l'ha annunciata proprio subito dopo il summit di oggi:
Il ministro ha spiegato che nel prossimo Consiglio dei Ministri informerà i colleghi sulle modalità con cui il Governo intende procedere, garantendo la messa in sicurezza dei fondi destinati all’opera all’interno della legge di Bilancio.
Intanto, anche il governo ha detto la sua: in una nota ufficiale, Palazzo Chigi ha chiarito che attenderà la pubblicazione delle motivazioni della decisione della Corte dei Conti. Esse sono attese entro trenta giorni.
Solo dopo averne analizzato i contenuti, l’esecutivo risponderà nel merito utilizzando tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento.
si legge nel comunicato.
Secondo quanto trapelato, i rilievi della Corte riguardano tre aspetti: la copertura finanziaria, la necessità di ulteriori verifiche sugli impatti ambientali e la conformità alle norme europee sugli appalti, con riferimento all’aumento dei costi.
Se il governo decidesse di non deliberare nuovamente in Consiglio dei Ministri per riconoscere l’interesse pubblico superiore dell’opera, potrebbe optare anche per un confronto diretto con la Corte dei Conti al fine di chiarire i passaggi normativi contestati.
Ma comunque l’obiettivo resta quello di perdere meno tempo possibile.