Tra le cause dei terremoti che hanno sconvolto ‘Emilia Romagna il 20 e il 29 maggio 2012,  procurando la morte di 27 persone e causando centinaia di feriti,  è impossibile escludere l’estrazione petrolifera che da tempo si tenta di attuare nella zona. 

Sarebbe questa la conclusione cui sono arrivati i componenti della commissione Ichese, istituita dal commissario per il terremoto, in accordo con il dipartimento della Protezione civile per considerare, comprendere e possibilmente prevenire le probabili relazioni tra esplorazione ed estrazione di idrocarburi in Emilia Romagna e i due terremoti, rispettivamente di magnitudo 5.9 e 5.8.

Il rapporto della commissione punterebbe l’indice su un sito: il giacimento di petrolio di Cavone, gestito da Gas Plus.

Non si può essere escludere che le attività di estrazione nel sito possano aver innescato il terremoto del 20 maggio, il cui epicentro è a 20 chilometri di distanza.  E’ necessario,  a questo punto, per escludere o confermare l’ipotesi di un legame causale tra le estrazioni di idrocarburi nella località Cavone e i fenomeni di sismicità dell’area.

Franco Gabrielli, capo della protezione civile,  ha annunciato che “ci sarà la pubblicazione integrale di tutto il lavoro fatto in modo che nessuno possa dire che su questa come su altre vicende delicatissime si voglia nascondere qualcosa”.

Sembrerebbe che le variazioni di stress e pressione nella crosta terrestre causate dall’estrazione del petrolio e dall’iniezione di fluidi per migliorare il flusso non siano sufficienti da sole a innescare un forte terremoto.

Allo stesso tempo, però,  non si può escludere che i cambiamenti causati nella crosta da queste attività,  possano aver intaccato una faglia attiva che ha causato il terremoto del 20 maggio che a sua volta, alterando ulteriormente lo stress della crosta, ha dato il là ai successivi eventi sismici.