Siamo stati tutti cavie. È una verità dura da digerire, ma è ciò che sembra essere realmente accaduto in Italia, in Europa e nel mondo durante gli anni della Pandemia del Covid-19.
Ci hanno convinto che avremmo dovuto vaccinarci per proteggere noi e gli altri, ma nel frattempo ci iniettavano sieri i cui effetti nel tempo sono ancora sconosciuti. Li hanno iniettati ai bambini su cui non sono stati sperimentati a sufficienza, sui ragazzi che erano tra le fasce meno a rischio.
La solita teoria del complotto? In realtà è una considerazione inquietante, ma che si basa su un’opinione autorevolissima. Lunedì 13 ottobre la Commissione parlamentare d’Inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid-19 ha ascoltato la relazione della dottoressa Maria Rita Gismondo, microbiologa clinica e in quegli anni direttrice della cattedra di microbiologia clinica dell’università di Milano.
La dottoressa Gismondo ha affrontato in prima linea l’emergenza come direttrice dell’unità sulle bioemergenze dell’ospedale milanese Sacco e nella sua audizione dinanzi alla commissione ha illustrato la fatale catena di errori che secondo l’esperta avrebbe influenzato in maniera determinante l’evolversi dell’emergenza in Italia, senza i quali si sarebbero potute evitare molti morti.
Errori e sottovalutazioni che hanno interessato anche la gestione della campagna di vaccinazione di massa, i cui effetti li conosceremo solo tra qualche anno.
Negli anni dell’isteria pandemica, la dottoressa Maria Rita Gismondo è stata una dei pochi ad aver trovato il coraggio di criticare l’utilizzo dei vaccini genici, quelli a base mRNA – per l’immunizzazione della popolazione dal Covid-19.
Critiche che ha pagato sul piano personale per quello che lei stessa ha definito “un clima da caccia” nei confronti di chi metteva in dubbio la bontà di determinati provvedimenti. Un clima che tuttavia non la fermò dall’esporre le sue perplessità.
Perplessità che ha illustrato anche dinanzi ai membri della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della Pandemia.
Ha raccontato Gismondo che ha poi spiegato le ragioni di questo scetticismo svelando che in quel momento c’erano in sperimentazione molti vaccini proteici la cui assenza di effetti collaterali è nota da oltre 150 anni.
Gismondi cita uno studio della FDA che metteva in guardia sull’uso di questi vaccini di cui non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine.
Ha spiegato la microbiologa dell’ospedale Sacco, che poi ha chiarito:
Gismondi, inoltre, ha criticato l’utilizzo sui bambini in quanto non sufficientemente sperimentati.
Ma non è tutto. Nella sua relazione la dottoressa Gismondi ha anche analizzato la gestione dell’emergenza nei primi mesi del 2020, quando l’assenza di un piano pandemico aggiornato ha innescato una tragica catena di scelte e provvedimenti che avrebbero avuto un impatto negativo sulla pandemia in Italia.
Dalla scelta di trattare i primi pazienti con tachipirina e vigile osservazione, anziché antinfiammatori e anticoagulanti, fino alla sottovalutazione dell’impatto dei casi asintomatici sulla diffusione del virus. Dai ritardi nella certificazione dei casi all’utilizzo di mascherine rivelatesi inefficaci.
Tra gli errori di valutazione commessi nelle prime convulse settimane di emergenza quando “c’era un’atmosfera di panico” anche quello di incubare i pazienti Covid-19. Una misura poi rivelatasi fatale per molti.
La dottoressa ha, infatti, spiegato che le successive autopsie (quando è stato concesso di effettuarle) hanno rivelato la presenza di coaguli nei polmoni e che quindi non dovevano essere intubati.
Quanti morti e quanti contagi si sarebbero potuti evitare con scelte diverse? Questa domanda purtroppo resterà senza risposta. Per le possibili conseguenze delle vaccinazioni di massa, invece, sarà il tempo a dirlo.