Le chiamavano provinciali di lusso perché non giocavano in serie A ma non avevano la forza economica per competere con le Grandi del campionato. Sono il Brescia e la Spal che non riescono a iscriversi ai campionati professionistici per mancanza di soldi. La società delle rondinelle, chiamata così per quella V nella originalissima maglia azzurra, dopo 114 anni pone fine alla sua storia. E pensare che il terreno di gioco del vecchio stadio Rigamonti è stato calcato da Baggio e Guardiola, Toni e Pirlo e prima ancora da Egidio Salvi, introvabile nelle figurine Panini, e Virginio De Paoli, il bomber che venne ceduto alla Juve per far cassa.
Anche la Spal chiude i battenti. Ripartirà dai dilettanti. Per rivedere quelle maglie a strisce piccole bianche e azzurre bisognerà andare nei campi di periferia. Eppure a Ferrara si concretizzò un fenomeno sportivo-sociale ideato dal mitico presidente Paolo Mazza. Nel 1960 ottenne il quinto posto in Serie A con questa formazione: Nobili (Maietti), Picchi, Balleri; Ganzer, Bozzao, Micheli; Novelli, Corelli, Rossi, Massei, Morbello. Il terzino Armando Picchi poi diventò il libero della Grande Inter e l’argentino Massei il trascinatore della squadra dal 1959 al ‘68. E poi Osvaldo Bagnoli e Fabio Capello, autentici miti del calcio.