Ci stiamo avvicinando a uno dei momenti dell’anno preferito dai lavoratori: le ferie. Generalmente, il periodo di ferie più lungo è quello estivo e, allora, è bene chiarire alcuni aspetti sulla malattia durante le ferie anche alla luce della recente sentenza della Cassazione.
La malattia di un lavoratore rappresenta una difficoltà anche per l’azienda, che può ritrovarsi senza una risorsa fondamentale per un periodo prolungato.
Per tutelare le imprese, esiste il cosiddetto “periodo di comporto”: un limite massimo di assenza per malattia entro il quale il lavoratore conserva il posto di lavoro. Oltre questo termine, il datore ha la possibilità di procedere al licenziamento.
Recentemente, con la sentenza n. 9831, la Cassazione ha fornito importanti chiarimenti e, in questo articolo, vedremo di quali si tratta.
La Corte di Cassazione si è espressa su un tema cruciale per lavoratori e aziende: il diritto del dipendente di utilizzare le ferie maturate durante un periodo di malattia per sospendere il periodo di comporto ed evitare così il rischio di licenziamento.
Tuttavia, questa richiesta non è sempre accettata automaticamente. Il datore di lavoro può rifiutare, ma deve motivare il diniego con esigenze organizzative concrete, non con scuse generiche o pretestuose.
È, quindi, fondamentale che l’azienda documenti accuratamente le ragioni del rifiuto, per garantire trasparenza e tutelare il lavoratore da eventuali abusi.
La sentenza n. 9831 del 2025 della Corte di Cassazione chiarisce un punto importante sul diritto alle ferie durante un periodo di malattia. In sostanza, se un lavoratore è malato e vuole usare le ferie maturate per “fermare” il periodo di comporto (cioè il tempo massimo in cui può restare assente per malattia senza rischiare il licenziamento), la decisione finale spetta al datore di lavoro.
Il datore di lavoro non è obbligato ad accettare questa richiesta: può dire di no, ma solo se ci sono motivi seri e concreti legati all’organizzazione dell’azienda. Non può rifiutare senza una buona ragione o per cercare di far perdere al lavoratore questo diritto.
Inoltre, se prima il lavoratore aveva chiesto le ferie e gli erano state negate per motivi organizzativi, questo non significa che l’azienda debba concederle automaticamente in un secondo momento o trasformare un’assenza per malattia in ferie.
In breve: il lavoratore può chiedere di usare le ferie durante la malattia per evitare il licenziamento, ma l’azienda può rifiutare solo se ha una valida motivazione, e questo rifiuto deve essere chiaro e giustificato.
La sentenza 9831/2025 della Cassazione chiarisce un tema cruciale: il delicato equilibrio tra il diritto del lavoratore a conservare il posto durante la malattia e le esigenze organizzative dell’azienda.
Quando un lavoratore chiede di usare le ferie mentre è malato, il datore di lavoro può anche rifiutare, ma solo in certi casi.
Per esempio, se l’azienda è piccola e ha pochi dipendenti, far andare una persona in ferie può creare problemi, perché non c’è nessuno che possa sostituirla.
Anche se il lavoratore ha un lavoro molto specializzato, come un tecnico esperto o una persona che si occupa di qualcosa di importante, la sua assenza potrebbe mettere in difficoltà l’azienda.
Inoltre, se l’azienda ha già organizzato le ferie di tutti in modo preciso, aggiungere altre ferie può causare disagi.
In ogni caso, il datore deve sempre spiegare chiaramente perché non può concedere le ferie, dimostrando che sarebbe un problema per il lavoro.
La concessione delle ferie resta una valutazione discrezionale, basata sulle concrete necessità produttive e organizzative dell’impresa. Il lavoratore deve quindi avanzare la domanda, ma l’azienda può rifiutarla se sussistono valide motivazioni di gestione.