05 Jul, 2025 - 21:03

Delitto di Giarre, chi erano i due fidanzatini Giorgio Giammona e Antonio Galatola, che hanno ispirato il film "Stranizza d'amuri"?

Delitto di Giarre, chi erano i due fidanzatini Giorgio Giammona e Antonio Galatola, che hanno ispirato il film "Stranizza d'amuri"?

Il 31 ottobre 1980, in un agrumeto alla periferia di Giarre, piccolo paese in provincia di Catania, vennero ritrovati i corpi senza vita di due giovani: Giorgio Agatino Giammona, 25 anni, e Antonio Galatola, detto Toni, di appena 15 anni.

Scomparsi da circa due settimane, furono trovati mano nella mano, uccisi entrambi da un colpo di pistola alla testa. La loro tragica fine è passata alla storia come il delitto di Giarre, un caso che ha segnato profondamente la storia sociale e civile italiana, diventando simbolo della lotta contro l’omofobia e ispirando, oltre quarant’anni dopo, il film “Stranizza d’amuri” di Giuseppe Fiorello.

Chi erano Giorgio e Toni?

Nel paese di Giarre, Giorgio e Toni erano conosciuti da tutti come “i ziti”, che in dialetto siciliano significa “i fidanzati”. Non facevano mistero del loro legame, e la loro relazione era oggetto di pettegolezzi, pregiudizi e, soprattutto, di una diffusa ostilità.

Giorgio, in particolare, era già stato etichettato come omosessuale dalla comunità locale: all’età di 16 anni era stato sorpreso in auto con un altro ragazzo dai carabinieri e denunciato, acquisendo il soprannome dispregiativo di “puppu ‘ccô bullu”, ovvero “omosessuale con il timbro”, a sottolineare la “certificazione” della sua diversità agli occhi della società del tempo.

Antonio, molto più giovane, era invece cresciuto in una famiglia numerosa e modesta. La loro storia d’amore, vissuta in un contesto sociale profondamente ostile, li aveva resi bersaglio di discriminazione e isolamento. Eppure, nonostante tutto, non rinunciarono a frequentarsi, sostenendosi a vicenda in un ambiente che li rifiutava.

Il ritrovamento e le indagini

Il 17 ottobre 1980, Giorgio e Toni scomparvero nel nulla. In un primo momento si pensò a una fuga volontaria, forse per cercare un luogo dove vivere liberamente la loro relazione. Solo quattordici giorni dopo, i loro corpi furono scoperti sotto un grande pino marittimo, quasi abbracciati, nella cosiddetta “Vigna del Principe”.

Le indagini si rivelarono subito complicate, ostacolate dall’omertà della comunità locale, che preferiva tacere piuttosto che essere associata all’omicidio di due ragazzi omosessuali.

Inizialmente si ipotizzò un doppio suicidio, poi un omicidio-suicidio, ma il ritrovamento della pistola, sepolta lontano dal luogo del delitto, fece cadere queste ipotesi.

Perché Giorgio e Toni furono uccisi?

Un nipote di Toni, Francesco Messina, appena tredicenne, confessò il delitto, sostenendo di essere stato costretto dai due ragazzi stessi con la minaccia “o ci ammazzi o ti ammazziamo noi”. Tuttavia, la sua confessione fu subito ritrattata e giudicata poco credibile. 

Francesco, peraltro, non fu mai processato per via della sua minore età. L’ipotesi più accreditata rimase quella di un omicidio commissionato o comunque favorito dalle famiglie, incapaci di accettare la relazione dei due giovani.

L’eredità del delitto di Giarre

Il duplice omicidio di Giorgio e Toni rimase irrisolto, ma ebbe un impatto enorme sull’opinione pubblica italiana.

La vicenda scosse profondamente la comunità LGBTQ+ e fu uno dei fattori determinanti che portarono, il 9 dicembre 1980, alla fondazione del primo circolo Arcigay, segnando l’inizio di una nuova stagione di rivendicazione dei diritti civili per le persone omosessuali in Italia.

Dal fatto di cronaca al cinema

La storia di Giorgio e Toni ha ispirato “Stranizza d’amuri”, film diretto da Giuseppe Fiorello. La pellicola, pur prendendosi alcune libertà narrative, è dedicata esplicitamente alle due vittime e ricostruisce il clima di intolleranza e paura che caratterizzava la Sicilia degli anni Ottanta.

Il film restituisce dignità e umanità a due ragazzi che, nella vita reale, furono vittime non solo di un delitto, ma anche di un silenzio collettivo che per troppo tempo ha nascosto la verità della loro storia.

Oggi, Giorgio Giammona e Antonio Galatola sono ricordati come simboli di coraggio e d’amore, vittime di una società che non seppe accoglierli, ma anche motore di un cambiamento che ancora oggi continua a ispirare nuove generazioni.

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