Stranizza d’amuri è un titolo che racchiude in sé un significato profondo e stratificato, legato sia alla lingua siciliana sia alla storia che il film di Giuseppe Fiorello intende raccontare.
Il termine “stranizza” deriva dal dialetto siciliano e può essere tradotto come “stranezza”, “meraviglia” o “sensazione insolita”. L’espressione completa, “stranizza d’amuri”, significa quindi “stranezza d’amore”, ovvero quel sentimento amoroso che appare fuori dall’ordinario, misterioso, capace di sorprendere e travolgere chi lo vive.
Il titolo del film è un omaggio diretto alla celebre canzone di Franco Battiato, “Stranizza d’amuri”, pubblicata nel 1979 nell’album L’era del cinghiale bianco. Il brano, scritto in siciliano, racconta la nascita di un amore in un contesto difficile: la Sicilia durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
La canzone descrive un sentimento che si manifesta come una “scossa nel cuore”, una febbre che entra nelle ossa, qualcosa di nuovo e potente che sboccia nonostante la guerra e la morte che imperversano all’esterno.
(Traduzione: “Man mano che passano i giorni questa febbre mi entra nelle ossa, nonostante fuori ci sia la guerra mi sento una stranezza d’amore, l’amore”).
La “stranezza” di cui parla Battiato non è solo un sentimento inusuale, ma anche una forza vitale che resiste alle avversità, capace di fiorire anche nei contesti più ostili. La canzone è diventata un simbolo di amore che sopravvive e si afferma contro tutto e tutti, anche quando il mondo esterno sembra volerlo soffocare.
Nel film di Giuseppe Fiorello, Stranizza d’amuri diventa il titolo ideale per raccontare la storia di Gianni e Nino, due ragazzi che vivono il loro amore nella Sicilia degli anni Ottanta, ispirata al vero delitto di Giarre.
Il loro sentimento è percepito dalla comunità come qualcosa di “strano”, perché non rientra nei canoni socialmente accettati: è un amore omosessuale in un contesto profondamente conservatore e chiuso.
Il film mostra come la “stranezza” dell’amore tra i due protagonisti sia vista con sospetto, paura e spesso ostilità dalla gente del paese. La madre di uno dei ragazzi, ad esempio, lo ammonisce: “Sono stranizze che non devono capitare, bisogna stare attenti”. Questo sguardo esterno, giudicante e repressivo, costringe Gianni e Nino a vivere il loro amore in segreto, tra silenzi, paure e momenti rubati.
Scegliendo questo titolo, Fiorello sottolinea non solo la particolarità della storia d’amore narrata, ma anche la sua forza rivoluzionaria. Stranizza d’amuri diventa così simbolo di libertà: la libertà di amare chi si vuole, di vivere la propria identità senza vergogna o paura, anche quando il mondo circostante cerca di soffocare ogni diversità.
La “stranezza” non è più solo qualcosa da temere o nascondere, ma si trasforma in un valore, in una risorsa che permette ai protagonisti di essere se stessi, anche se per poco. L’amore, per quanto giudicato “strano”, è in realtà ciò che li rende più vivi e autentici.