L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella sua abitazione di Garlasco, resta uno dei casi più inquietanti della cronaca nera italiana. Recentemente, nuovi dettagli emersi dall’analisi del referto autoptico stanno gettando una luce ancora più sinistra sulle dinamiche di quel delitto.
La professoressa Luisa Regimenti, medico legale e docente all’Università di Tor Vergata, ha offerto una rilettura degli elementi raccolti all’epoca, sottolineando aspetti che potrebbero cambiare la prospettiva sull’intera vicenda.
Secondo la dottoressa Regimenti, alcune ferite riscontrate sul corpo di Chiara Poggi sarebbero la chiave per comprendere la vera natura dell’omicidio. In particolare, due tagli netti sulle palpebre della giovane suggerirebbero una volontà di tortura da parte degli aggressori.
“Le sono stati inflitti due tagli netti sulle palpebre, segno che aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere”, afferma il medico legale, lasciando intendere che la ragazza potrebbe essere stata punita per aver assistito a qualcosa di compromettente.
L’ipotesi della tortura, rafforzata dalla presenza di queste ferite particolari, porta la Regimenti a escludere che si sia trattato di un semplice raptus o di una lite degenerata. Al contrario, la dinamica suggerisce una vera e propria esecuzione, perpetrata con una ferocia inaudita.
“È stata un’esecuzione brutale: chiunque l’abbia uccisa la conosceva ed era animato da un odio cieco”, dichiara la dottoressa, sottolineando il carattere personale e premeditato dell’atto.
Un altro elemento che complica ulteriormente il quadro è la possibile presenza di più di un aggressore. Secondo la Regimenti, Chiara sarebbe stata immobilizzata da una persona sul divano, mentre un complice le infliggeva le ferite con un coltello svizzero, strumento che non sarebbe stato usato per uccidere ma per torturare la vittima.
“Erano almeno due, anche perché i colpi sono stati inferti in modo diverso”, precisa la docente, evidenziando come la varietà delle lesioni indichi la partecipazione di più mani all’aggressione.
Dopo essere stata torturata, Chiara avrebbe tentato una disperata fuga verso la porta di casa. Tuttavia, sarebbe stata raggiunta, colpita e infine uccisa. In questa fase dell’aggressione sarebbero state utilizzate due armi diverse: un’ascia e un martello.
Anche questo dettaglio rafforza l’ipotesi di una dinamica di gruppo, con ciascun aggressore dotato di un proprio strumento di morte.
La ricostruzione della dottoressa Regimenti si discosta nettamente dalle ipotesi iniziali degli inquirenti, che avevano parlato di un omicidio maturato al termine di una lite o come conseguenza di una resa dei conti.
In questa nuova lettura, invece, l’omicidio di Chiara Poggi appare come il risultato di una pianificazione meticolosa e di un odio profondo, forse legato a motivi ancora oscuri.
Per la morte di Chiara Poggi è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, ex fidanzato della giovane. Tuttavia, la procura ha recentemente riaperto le indagini su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, lasciando intendere che il quadro degli autori materiali dell’omicidio potrebbe non essere ancora completo.
“Manca ancora un soggetto? È ciò che gli inquirenti stanno cercando di scoprire”, si legge nelle dichiarazioni riportate dalla stampa.