05 Jul, 2025 - 17:00

Si avvicina la scadenza dei dazi di Trump. In arrivo le offerte "prendere o lasciare": ecco la situazione

Si avvicina la scadenza dei dazi di Trump. In arrivo le offerte "prendere o lasciare": ecco la situazione

Mentre si avvicina una nuova scadenza chiave per la politica commerciale degli Stati Uniti, l’attenzione mondiale torna a concentrarsi sulle mosse di Donald Trump. I dazi introdotti dall’amministrazione americana, temporaneamente sospesi, potrebbero presto rientrare in vigore. Gli equilibri globali, già segnati da mesi di negoziati e oscillazioni nei mercati, si apprestano dunque ad affrontare una fase decisiva.

La scadenza dei dazi di Trump

Ci risiamo: aumentano i timori sulla prossima mossa commerciale dell'amministrazione americana. Si avvicina la scadenza per i dazi di Trump.

Il presidente americano, Donald Trump, ha svelato, il 2 aprile, i dazi del cosiddetto "giorno della liberazione". L'amministrazione americana li ha messi in pausa pochi giorni dopo, mentre le preoccupazioni hanno scatenato oscillazioni nei mercati globali.

I 90 giorni previsti arriveranno a scadenza il 9 luglio, data in cui terminerà la pausa sulle tariffe commerciali.

In questi tre mesi era possibile raggiungere accordi con numerosi paesi. Tuttavia, non sembra che tutti i paesi abbiano trovato un’intesa con Washington.

A questo punto, cosa succederà alle nazioni che non cederanno a Trump? Il tycoon andrà fino in fondo?

Il presidente statunitense ha già affermato che non pensa ad una pausa prolungata:

virgolette
Scriverò lettere a molti Paesi. E penso che stiate appena iniziando a capire il processo.

Sebbene Trump possa sembrare un leader imprevedibile, in fondo mira a portare avanti la sua agenda. Molti analisti, infatti, nutrono questo sospetto. Certo, il leader americano, dall’inizio del suo secondo mandato, ha seguito la strategia che gli osservatori del mercato azionario chiamano TACO ("Trump si tira sempre indietro"). Annuncia i dazi e poi li rimanda o li riduce dopo le pressioni sui mercati finanziari.

Quindi, forse, Trump potrebbe correre a risparmiare i paesi considerati in buona fede dai dazi più pesanti.

Trump annuncia la firma delle offerte per 12 paesi

Il presidente americano ha dichiarato di aver firmato lettere indirizzate a 12 paesi, in cui delinea varie percentuali sulle importazioni verso gli Stati Uniti. Le lettere saranno inviate lunedì 7 luglio.

Secondo quanto riferito dalla CNBC, Trump, parlando ai giornalisti, ha accennato alle offerte "prendere o lasciare" ma non ha rivelato i nomi dei paesi destinatari.

Chi ha firmato gli accordi commerciali con Washington?

Il Regno Unito ha raggiunto un accordo commerciale con gli Stati Uniti per mantenere un’aliquota del 10 per cento e ha ottenuto un trattamento di favore per alcuni settori, tra cui quello automobilistico e quello dei motori aeronautici. Il premier britannico, Keir Starmer, e Donald Trump hanno siglato l'intesa durante il vertice del G7 in Canada. Il presidente americano ha affermato che il paese sarà protetto dai dazi futuri "perché mi piacciono."

Anche la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, iniziata pochi giorni dopo l’insediamento di Trump, sembra aver raggiunto una tregua. È stato lo stesso Trump ad annunciare, l'11 giugno, che l'accordo tra Washington e Pechino è concluso.

Gli Stati Uniti hanno, inoltre, trovato un’intesa con il Vietnam. Le merci provenienti dal paese saranno soggette a dazi del 20 per cento, significativamente inferiore al 46 per cento precedentemente annunciato ad aprile.

Nonostante queste intese, tra i nomi noti mancano alcuni partner commerciali fondamentali per gli Stati Uniti, come l'Unione Europea e il Giappone.

Se i dazi annunciati il 2 giugno venissero effettivamente introdotti dopo la scadenza della pausa, i costi potrebbero aumentare in modo esponenziale con pesanti conseguenze per i consumatori finali.

La scadenza del 9 luglio si avvicina e l'incertezza regna ancora sul futuro dei dazi americani. Trump continua a mantenere alta la pressione. La strategia potrebbe funzionare ma resta da vedere quanto a lungo i mercati e gli alleati saranno disposti a tollerare questa situazione altalenante.

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