Erin Brockovich ha segnato uno dei casi legali più emblematici nella storia americana. Senza una laurea in giurisprudenza, ha contribuito in modo determinante alla vittoria di una causa multimilionaria contro la Pacific Gas and Electric Company (PG&E), responsabile dell’inquinamento delle falde acquifere a Hinkley, in California.
La sua determinazione, il suo fiuto investigativo e la capacità di ascoltare le persone comuni hanno trasformato una donna apparentemente qualunque in un’icona della giustizia civile.
Il film che porta il suo nome, con Julia Roberts nel ruolo principale, ha portato alla ribalta la sua vicenda e ora è su Netflix, dove ha scalato già la classifica dei film più visti.
Ma la vera Erin Brockovich ha continuato a lavorare in prima linea, tra consulenze legali e attivismo ambientale, con la stessa grinta che l’ha resa famosa. Scopriamo di più su di lei.
Prima di continuare nella lettura, guarda il trailer del film con Julia Roberts, ora su Netflix, grazie a MovieDigger:
Venticinque anni fa, il mondo ha conosciuto Erin Brockovich attraverso il volto e il talento di Julia Roberts. Il film, che ha consacrato l'attrice con un Oscar, ha trasformato la storia di una madre single e impiegata di uno studio legale in un simbolo globale di lotta contro i giganti del potere.
Ma cosa è successo dopo i titoli di coda? Dov'è oggi Erin Brockovich? La risposta è semplice: è ancora in prima linea, più combattiva che mai, un'icona che ha ispirato generazioni e che continua a dare voce a chi non ne ha.
Nata in Kansas, con una diagnosi di dislessia che ha reso difficile il suo percorso accademico, Erin si è ritrovata a Los Angeles, madre di tre figli e con due divorzi alle spalle. La sua vita ha preso una svolta inaspettata dopo un incidente d'auto. Assunse l'avvocato Ed Masry per rappresentarla, e sebbene persero la causa, lei, con la sua tenacia inconfondibile, lo convinse ad assumerla come archivista nel suo studio.
È stato lì, tra polverosi faldoni, che la sua vita e quella di un'intera comunità sono cambiate per sempre. Nel 1993, mentre lavorava su un caso immobiliare, si imbatté in alcune cartelle cliniche che la insospettirono. Iniziò così, quasi per caso, la sua indagine sulla Pacific Gas & Electric (PG&E) e sulla cittadina di Hinkley, in California.
Scoprì che per anni l'azienda aveva sversato cromo esavalente, una sostanza altamente cancerogena, nelle falde acquifere non protette della zona. I residenti soffrivano di un'incidenza anomala di malattie, da eruzioni cutanee e aborti spontanei a tassi di cancro allarmanti.
Brockovich e Masry si misero alla guida di una class action epocale. Contro ogni previsione, nel 1996, ottennero un accordo record da 333 milioni di dollari, il più grande mai raggiunto in una causa legale diretta negli Stati Uniti.
Una vittoria che le fruttò un compenso personale di 2,5 milioni di dollari, soldi che, come ha poi raccontato, si esaurirono rapidamente tra tasse, l'acquisto di una casa che si rivelò piena di muffa tossica e il sostegno ai suoi figli, travolti da uno stile di vita a cui non erano abituati.
La storia era troppo potente per non essere raccontata. Un'amica la condivise con un produttore, e il resto è storia del cinema. Il film Erin Brockovich, diretto da Steven Soderbergh, è, secondo la stessa Erin, accurato al 98%. L'unica sua preoccupazione, all'epoca, era che il film non rendesse giustizia a tutte le persone e gli studi legali che avevano contribuito a quella vittoria. La fama, però, ebbe un costo.
La sua alta visibilità mise a dura prova i suoi figli, e il senso di colpa per essere stata spesso lontana da casa la portò a essere forse troppo generosa con loro.
Anche la sua salute ne risentì. Durante le indagini a Hinkley, si ammalò gravemente, con un crollo dei globuli bianchi che ancora oggi la costringe a controlli regolari. Un prezzo altissimo, pagato in nome di una giustizia che sentiva di dover perseguire.
Oggi, a più di 25 anni da quella battaglia, Erin Brockovich non ha appeso i guantoni al chiodo. La sua vita è un'estensione di quella lotta. Ha condotto programmi televisivi, ha ispirato altre serie come Rebel della ABC e, soprattutto, ha continuato il suo attivismo instancabile.
Dalla contaminazione dell'acqua a Flint, in Michigan, al deragliamento del treno con sversamento di sostanze tossiche nella Palestina Orientale, il suo nome è sempre in prima linea dove c'è una comunità in pericolo e un'azienda che deve rispondere delle proprie azioni.
Nel 2020 ha pubblicato il libro Superman's Not Coming, un appello accorato ai cittadini a prendere coscienza della crisi idrica e ad agire in prima persona. "La speranza è che quando le persone sanno di più, fanno meglio e si ribellano. Possiamo invertire la rotta. Ci crederò fino alla morte", ha dichiarato.
Recentemente, è diventata ambasciatrice globale di Made By Dyslexia, un'organizzazione che mira a valorizzare il pensiero dislessico, trasformando quella che un tempo era vista come una debolezza in una forza.
Diventata nonna, il suo desiderio di lottare si è ulteriormente rinvigorito. La sua missione ora è lasciare ai suoi nipoti un mondo più sicuro e un'eredità di cui essere orgogliosi. Erin Brockovich è la prova vivente che una singola persona, armata di tenacia, empatia e un incrollabile senso di giustizia, può davvero cambiare il mondo. E non ha ancora finito.