È la domanda che ci ha rivolto Elena, 39 anni, impiegata part-time con due figli di 6 e 9 anni. La risposta è sì. Con il decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, pubblicato il 2 luglio dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, il governo ha confermato e potenziato il sostegno alle lavoratrici madri.
Tra le tante novità, spicca l’istituzione di un contributo mensile di 40 euro per tutte le madri con almeno due figli, a condizione che il reddito da lavoro non superi i 40.000 euro annui. Questo importo sarà erogato in un’unica soluzione nel mese di dicembre 2025, per un totale di 480 euro netti, esenti da imposte e contributi e senza effetti sul reddito certificato ISEE.
In un quadro di incentivi volti a favorire la crescita demografica del Paese, questa misura rappresenta un importante riconoscimento della conciliazione tra lavoro e maternità. Infatti, il contributo è rivolto a tutte le lavoratrici, indipendentemente dalla tipologia di contratto: tempo determinato, autonome o professioniste.
L’articolo 6 del decreto assegna ulteriori 180 milioni di euro ai 300 milioni già previsti dalla Legge di Bilancio 2025, portando a 480 milioni di euro il totale delle risorse destinate al sostegno diretto delle mamme lavoratrici.
Il sostegno alle madri lavoratrici si rafforza nel 2025 grazie a un quadro normativo che differenzia le misure in base al tipo di contratto, al numero di figli e al reddito.
Secondo quanto indicato dall’INPS nella circolare n. 27 del 31 gennaio 2024, resta attivo fino al 31 dicembre 2026 il bonus contributivo totale previsto dalla Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023, art. 1, comma 180). Questo incentivo consiste in un esonero al 100% della quota contributiva previdenziale a carico della lavoratrice, fino a un massimo di 3.000 euro annui. Possono beneficiarne le madri con almeno tre figli, titolari di un contratto a tempo indeterminato, con il figlio più piccolo di età inferiore a 18 anni.
A questo si aggiunge un parziale esonero contributivo, introdotto dalla Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024, art. 1, commi 219–220), rivolto a tutte le lavoratrici madri con almeno due figli, a patto che il reddito non superi i 40.000 euro annui. In questo caso, la misura si traduce in una riduzione dei contributi previdenziali IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) che viene riconosciuta direttamente come aumento netto in busta paga.
È importante sottolineare che questa agevolazione parziale non si applica alle lavoratrici che già beneficiano dell’esonero totale previsto dalla manovra 2024.
Tuttavia, per ora manca ancora il decreto attuativo da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che definirà le modalità operative per la richiesta e l’erogazione di questo incentivo.
Una delle novità più rilevanti per il 2025 riguarda l’introduzione di un contributo in un’unica soluzione da 480 euro, pensato per le lavoratrici madri che non rientrano nei regimi agevolativi previsti per gli esoneri contributivi.
Questo significa che potranno beneficiare di questo incentivo le lavoratrici con contratti a termine, le libere professioniste, così come chi opera nel settore del lavoro domestico.
Dal punto di vista normativo, anche le madri con tre o più figli, che non sono titolari di un contratto a tempo indeterminato, avranno diritto al contributo economico, ampliando così la platea di beneficiarie rispetto alle precedenti misure.
Va tuttavia sottolineato che le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato che già usufruiscono del bonus contributivo previsto per il triennio 2024-2026 non potranno cumulare il contributo cash con l’esonero, in quanto le due agevolazioni non sono cumulabili tra loro.