Il riconoscimento ufficiale del governo talebano da parte della Russia rappresenta un passaggio storico che potrebbe ridisegnare gli equilibri geopolitici in Asia Centrale. Dopo anni di isolamento internazionale del regime afghano, Mosca ha deciso di essere la prima grande potenza mondiale ad aprire formalmente le porte a Kabul, aprendo scenari di cooperazione che spaziano dall'economia alla sicurezza. La decisione arriva in un contesto delicato, segnato da interessi strategici, calcoli politici e profonde contraddizioni legate ai diritti umani.
La Russia è diventata la prima nazione a riconoscere il governo guidato dai talebani in Afghanistan. Lo ha annunciato il governo afghano, definendola una "decisione coraggiosa".
Il ministero degli Esteri russo ha affermato in una nota che questo atto di riconoscimento potrebbe aprire lo sviluppo di relazioni bilaterali tra i due paesi. Inoltre, Mosca prevede prospettive di collaborazioni economiche e commerciali con progetti specifici nei settori di agricoltura, energia, infrastrutture e trasporti.
Nella nota si legge anche un accenno alla continuazione dell’assistenza alla sicurezza regionale, con particolare attenzione alla lotta contro il terrorismo e il traffico di droga. Tra i principali temi figura anche un rafforzamento dei legami culturali e umanitari, inclusa la cooperazione nel campo umanitario, dell'istruzione e dello sport.
Si tratta quindi di un messaggio di apertura politica nei confronti del regime talebano, finalizzato a costruire un'ampia cooperazione che riguarda diversi settori.
آقای دیمیتری ژیرنوف، سفیر فدراسیون روسیه با مولوی امیرخان متقی وزیر امور خارجهٔ ا.ا.ا. ملاقات نمود.
— Ministry of Foreign Affairs - Afghanistan (@MoFA_Afg) July 3, 2025
درین نشست سفیر روسیه تصمیم حکومت روسیه مبنی بر بهرسمیت شناختن امارت اسلامی افغانستان از سوی فدراسیون روسیه را رسماً ابلاغ نمود.
آقای سفیر به اهمیت این تصمیم اشاره نمود pic.twitter.com/CxiP9q0ops
I talebani hanno ripreso il potere nel 2021, dopo aver rovesciato l'amministrazione di Ashraf Ghani, sostenuta dai paesi occidentali, mentre era ancora in corso il ritiro delle truppe statunitensi dopo due decenni di guerra.
Il riconoscimento della Russia ha un significato sicuramente strategico per la regione, ma è anche storicamente significativo.
Nel dicembre 1979, l'esercito sovietico aveva invaso l'Afghanistan, segnando l'inizio della guerra sovietico-afghana che ha visto combattere l’Unione Sovietica e l’esercito afghano contro i mujaheddin afghani ribelli. Il conflitto è durato fino al febbraio 1989, al ritiro dei sovietici dal paese.
A decenni di distanza, dopo il ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan nel 2021, la Russia è stata una delle poche nazioni a mantenere una presenza diplomatica nel paese.
La svolta è arrivata nell'aprile 2025, quando Mosca ha rimosso la designazione dei talebani come gruppo terroristico, dopo oltre vent'anni dall’inserimento nella lista.
Da quando sono tornati al potere, i talebani hanno imposto un regime severo basato sulla legge islamica. Hanno applicato pesanti restrizioni alle donne, vietando loro l'accesso alla maggior parte dei luoghi pubblici e al lavoro. Hanno inoltre vietato l'accesso all'istruzione oltre la sesta elementare.
Le misure adottate in patria hanno isolato il regime sulla scena mondiale. Allo stesso tempo, la mancata concessione di un riconoscimento ufficiale ha inciso sulla capacità del regime talebano di fare affari con altri paesi.
Mosca, infatti, è stata criticata dagli attivisti per aver messo gli interessi strategici davanti ai diritti umani e al diritto internazionale. La decisione russa, quindi, suscita preoccupazioni e apre interrogativi sul futuro equilibrio tra pragmatismo geopolitico e rispetto dei diritti fondamentali.
Con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, i talebani mirano anche a ristabilire legami ufficiali con Washington. Con l'insediamento di Trump, il 21 gennaio, si è comunque registrato un crescente impegno tra le parti, testimoniato da scambi e rilascio di prigionieri.
Era stato proprio Trump a raggiungere l'accordo con i talebani per il ritiro completo delle truppe statunitensi, poi completato durante la presidenza di Joe Biden.
L'instaurazione di relazioni diplomatiche, però, segnerebbe un cambiamento radicale nei rapporti tra i due paesi. Resta ancora da capire quale sarà la posizione definitiva di Washington.