Compagni, missione compiuta! E vabbè che si sono dovuti vendere i gioielli di casa, ma siamo tornati ricchi. Il Subcomandante Fausto Bertinotti è tornato vincitore dall'asta milanese di Finarte che ha battuto ben 24 opere d'arte che conservava nel suo salotto di casa.
Il bottino si aggira attorno alle 330 mila euro, quattro volte la stima iniziale.
Già solo il sacrificio delle seriografie del Grande Timoniere Mao Tse Tung realizzate da Andy Warhol, quelle che furono donate al nostro Caro Leader dal banchiere Mario D'Urso, ha fatto impennare i guadagni: stimate tra i 20 e i 30 mila euro, sono state aggiudicate una per 133 mila e l'altra per 101 mila euro.
Mica male!? L'85enne Fausto e l'80enne signora Lella ora possono dormire sonni più tranquilli. Anche se in realtà nelle tasche della coppia andrà solo 250 mila euro perché deve pagare due commissioni: la prima alla Finarte, la seconda a un intermediario delegato dall'ex presidente della Camera.
E comunque: i compagni puri e duri hanno già avuto modo di criticare il Subcomandante perchè con Mao Tse Tung, idealmente, svendeva il comunismo. E invece no. Bertinotti potrà sempre ribattere che per lui tutte le opere d'arte finora conservate a casa sua sono uguali. Perché, magari dietro consiglio dell'amico Vittorio Sgarbi, ha venduto, ad esempio, anche "I bagni misteriosi", un olio su tela del 1935 di Giorgio De Chirico che era già appartenuto a Monica Vitti. E anche questo pezzo è stato molto apprezzato: è stato aggiudicato per 468 mila euro.
E poi: Bertinotti ha detto addio anche a due lavori del pittore d'arte astratta Piero Dorazio, i quali non gli hanno reso minor soddisfazione, sebbene in uno si leggesse una dedica speciale per la moglie:
E insomma: le opere d'arte dei Bertinotti, per il solo fatto che sono state anche in loro possesso, hanno acquisito un valore extra, come facilmente pronosticato.
Anche per questo il sol dell'avvenire, oggi, è un po' più vicino:
Bertinotti e consorte avevano deciso di vendere alcuni dei pezzi pregiati della loro collezione d'arte perché, stando alla confessione dell'ex presidente della Camera, avevano bisogno di soldi.
Ora: è vero che non sono mai abbastanza, ma già nel 2016 cominciarono a fargli i conti in tasca e, tutto sommato, non erano niente male. Per Il Fatto Quotidiano, ad esempio, solo di pensione da ex parlamentare prendeva 4.852 euro al mese. A questa cifra, poi, si aggiungeva un vitalizio da 8.450 euro.
Anche il patrimonio, poi, non era, come dire, da semplice proletario: secondo un'altra inchiesta giornalistica, questa volta de Il Giornale, i Bertinotti possedavano una casa a Roma e un'altra a Dolceacqua, in Liguria. E due terreni agricoli a Massa Martana, in Umbria.
La signora Lella, poi, risultava intestataria da sola di altre quattro unità immobiliari a Roma, cinque a Massa Martana, in Umbria, e di un altro fabbricato a Dolceacqua.
Da oggi è vero che i Bertinotti hanno qualche tesoro d'arte in meno a casa. Ma, senza dire che quadri e sculture arricchiscono l'anima, magari, potranno sempre confermare la bontà della regola che si attribuisce al filosofo statunitense Henry David Thoreau:
In ogni caso, un ex comunista doc come Marco Rizzo ha sentenziato che non è certo poco ciò che hanno avuto in cambio per consolarsi:
ha dichiarato ospite di una trasmissione televisiva. Non mancando di rivelare che lui si diletta a dipingere.