La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza preoccupa, tra una guerra ancora in corso e una popolazione stremata dalla fame e dalla mancanza di risorse essenziali. Negli ultimi mesi, la gestione degli aiuti umanitari è diventata un tema centrale con crescenti denunce e testimonianze. Nel frattempo, sono finite sotto i riflettori le modalità operative della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), l'organizzazione attualmente incaricata della distribuzione degli aiuti.
La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza resta drammatica, con migliaia di persone sull'orlo della fame.
La guerra tra Israele e Hamas è stata segnata nel 2025 dalle undici settimane di blocco degli aiuti verso l'enclave, dopo il fallimento del cessate il fuoco iniziato il 19 gennaio.
Le autorità israeliane hanno giustificato questo blocco sostenendo che Hamas avesse sistematicamente intercettato e dirottato gli aiuti destinati alla popolazione civile.
In seguito alle crescenti pressioni internazionali su Tel Aviv, i primi aiuti a Gaza sono ripartiti solo nella settimana del 19 maggio.
A gestire la distribuzione degli aiuti non sono più state le tradizionali organizzazioni internazionali ma la Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti e da Israele. Oggi la GHF è la principale responsabile della consegna degli aiuti in una situazione sempre più fragile.
La GHF opera attraverso quattro siti di distribuzione, di cui tre nel sud e uno al centro della Striscia di Gaza. Questi punti di raccolta non sono facilmente accessibili e risultano praticamente irraggiungibili per le categorie più vulnerabili, come anziani o disabili, che dovrebbero percorrere grandi distanze per ricevere gli aiuti.
Questa rete è drasticamente inferiore rispetto ai circa 400 siti gestiti in precedenza dalle Nazioni Unite nell'enclave.
Inoltre, i siti della GHF sono stati criticati per le modalità operative irregolari e per le risorse estremamente limitate, elementi che continuano ad alimentare il caos tra la folla disperata.
La Gaza Humanitarian Foundation è oggi al centro dell'attenzione mondiale in seguito a un aumento significativo dei decessi quotidiani di palestinesi in cerca di aiuti.
Secondo il Ministero della Salute della Striscia di Gaza, dal 27 maggio almeno 583 palestinesi sono stati uccisi e 4.186 feriti mentre attendevano il cibo nei siti di distribuzione gestiti dalla GHF.
Un'inchiesta pubblicata dal quotidiano israeliano "Haaretz", il 27 giugno, ha aggravato la situazione. Citando soldati israeliani anonimi, l’articolo sostiene che ai militari sarebbe stato dato l'ordine di aprire il fuoco contro palestinesi disarmati in cerca di aiuti, anche se questi non rappresentavano alcuna minaccia evidente.
Il rapporto è stato condannato dai vertici militari israeliani e da diversi alti funzionari del governo Netanyahu. Tuttavia, le polemiche continuano a occupare le prime pagine dei media internazionali, mantenendo alta la pressione sulla gestione degli aiuti nella Striscia di Gaza.
Le controversie sulla gestione degli aiuti si sono ulteriormente intensificate con la pubblicazione di un rapporto dell'Associated Press basato sulle testimonianze di contractor statunitensi anonimi coinvolti nelle operazioni di sicurezza all’interno dei siti GHF.
I contractor hanno raccontato che i loro colleghi lanciavano abitualmente granate stordenti e utilizzavano spray al peperoncino contro i palestinesi che cercavano di accedere agli aiuti. Hanno inoltre denunciato che il personale di sicurezza reclutato era spesso privo di formazione adeguata, pesantemente armato e con ampia libertà operativa.
"Persone innocenti vengono ferite. Gravemente. Senza motivo", ha dichiarato uno degli appaltatori alla stampa.
Il rapporto ha specificato che questi episodi non includono i casi in cui sono state usate munizioni vere.
Le accuse contribuiscono ad accrescere la preoccupazione internazionale e pongono interrogativi sempre più pressanti sulla sicurezza dei civili e sulla gestione degli aiuti nella Striscia di Gaza.
Oltre 160 enti di beneficenza e organizzazioni non governative hanno lanciato un appello congiunto affinché la Gaza Humanitarian Foundation venga chiusa, dopo che centinaia di persone sono morte nei pressi dei suoi siti di distribuzione.
La situazione resta tesa e complessa. Resta aperta la domanda su chi potrà garantire una distribuzione sicura, equa e dignitosa degli aiuti umanitari per la popolazione palestinese.